Del sessantaquattrenne regista di Oslo è in uscita per il 22 febbraio 2019 il rifacimento di In ordine di sparizione, pellicola che lo stesso Moland aveva presentato al festival del cinema di Berlino nel 2014 con il titolo di Kraftidioten.
Forse volendo dare più glamour al suo lavoro, il rifacimento hollywoodiano si sposta dalla Norvegia al Colorado e il protagonista, lo svedese Stellan Skarsgård – uno tra gli artisti più presenti nelle opere di Moland – è sostituito con l’irlandese Liam Neeson, eroe di Schindler’s List, il quale però è già paradossalmente incappato in una spiacevole polemica di presunto razzismo. Curiosamente tale rifacimento si intitola Un uomo tranquillo, come un altro film di Moland, che fu presentato alla kermesse cinematografica tedesca nel 2010.
Con Out stealing horses Hans Petter Moland ritorna alle ambientazioni scandinave, alla solitudine quieta delle terre del nord, alla neve che rallenta il cammino, al freddo che induce alla riflessione e al ricordo: ingredienti fondamentali di questa pellicola intimistica, tratta dall’omonimo romanzo (Fuori per rubar cavalli) di Pet Petterson: un viaggio frammentato e esistenzialista all’interno dell’animo del protagonista che ancora riesce a scoprire qualcosa di sé, del suo passato, di coloro che ha conosciuto nella sua vita.
Torna anche al suo attore prediletto, il bravissimo e convincente Stellan Skarsgård nel ruolo del protagonista, l’anziano vedovo Trond Sander. Costui, poco prima del capodanno del 1999, si trasferisce a vivere da Olso a un piccolo borgo della Norvegia, scegliendo di vivere isolato proprio là dove da ragazzo aveva trascorso una meravigliosa estate, l’ultima con suo padre.
Qui incontra un vicino, personaggio inizialmente misterioso del quale si scoprirà solo dopo l’identità: con costui Trond rievoca, in un susseguirsi di nostalgici flash back, episodi che segnarono la sua infanzia quando, appunto, andava a cavalcare cavalli selvaggi con l’amico del cuore, mai più rivisto.
Un film che rappresenta anche un omaggio a quelle terre dure, al lavoro sfiancante nella campagna – in particolare il padre di Trond era un boscaiolo. Ma anche un diffuso senso di riconciliazione, sia verso i sentimenti del passato, sia verso le persone che nel corso della nostra vita possono averci addolorato o offeso. C’è anche un senso del rispetto della natura, che i contadini e anche i boscaioli assecondano con il loro lavoro, perché la legna è tagliata sì, ma con l’idea di preservare il paesaggio, secondo un criterio di sfoltimento e di pulizia dei boschi e non di impoverimento.
Un film la cui magia sta nel saper raccontare attraverso non una conversazione continua, bensì attraverso la sottrazione della parola a vantaggio di immagini e suoni fortemente evocativi.
In gara al festival del Cinema di Berlino 2019, il cameraman Rasmus Videbæk ha meritato l’Orso d’argento per lo straordinario contributo artistico.