Padova, Teatro Verdi – Concerto di Capodanno 2024

Credits Riccardo Artico

PADOVA – Svariate sono le tradizioni per festeggiare il tempo nuovo. Come a Vienna, la voglia di accogliere il Capodanno con la musica si è diffusa in molte città italiane ormai da anni, riscuotendo un’ottima risposta di pubblico. Anche Padova non è da meno e il 1 gennaio 2024 è stata l’occasione per ascoltare un concerto dal programma vario, comprendente omaggi al repertorio d’Oltralpe e al Belcanto italiano. Sul palco del Teatro Verdi addobbato a festa e con le belle maioliche sivigliane di Plaza de España, protagonisti della serata sono il soprano Daria Rybak, il tenore Rame Lahaj e il basso Riccardo Fassi, accompagnati dall’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Leonardo Sini.

Credits Federica Bressan

Nella prima parte, pagine strumentali quali l’ouverture dalla Fledermaus e il Kaiser-Walzer di Johan Strauss figlio, la Tarantella dalle Soirées musicales di Rossini, il Valzer dei fiori di Pëtr Il’ič Čajkovskij, si sono alternate ad arie celebri e meno. Se in “Quando m’en vò” Rybak si dimostra più algida che seducente nelle vesti di Musetta, nel Bacio di Arditi palesa una discreta propensione alla coloratura. Brano insolito per un concerto dai toni leggeri, “Et toi, Palerme”, da Les vêpres siciliennes, è un omaggio al Verdi patriota che Fassi centra poco nel recitativo per poi correggersi nel lento cantabile. Rara pure è “Testa adorata” dalla Bohème di Leoncavallo, in cui Lahaj sfoggia una linea di canto poco brunita, ma dal timbro inconfondibile, che meglio risuona nella coinvolgente canzone tradizionale kosovara “Bishtalecat pale pale”.

Credits Federica Bressan

Dopo l’intervallo, si torna bambini con la spensierata fantasia di R. B. Sherman da Mary Poppins, spesso in scaletta ai Proms londinesi. Altre occasioni felici sono l’ouverture da Orphée aux Enfers di Offenbach, con gli spettatori che battono le mani sul can can, la Schnellpolka Unter Donner und Blitz e l’immancabile An der schönen blauen Donau, per sentirsi, almeno per un attimo, nella capitale austriaca. In questa seconda parte Rybak si dimostra padrona del repertorio d’operetta in “Meine Lippen, sie küssen so heiß” e nel duetto col tenore “Lippen schweigen”, rispettivamente da Giuditta e da Die Lustige Witwe di Franz Lehár. L’aria della calunnia da Il Barbiere di Siviglia trova in Fassi raffinato interprete, capace di un bel fraseggio, mentre in “Là ci darem la mano” dal Don Giovanni di Mozart il timbro si fa schiettamente séduisant. Lahaj ruba i cuori con la famosa “Granada” di Lara.

Il maestro Leonardo Sini, classe 1990, dirige e concerta con mano esperta, trovando un’ottima complicità nell’Orchestra di Padova e del Veneto. Grazie alla scaletta scelta, le singole sezioni vengono tutte valorizzate, visti gli interventi solistici nei vari brani.

Al termine, il brindisi da La Traviata e la RadetzkyMarsch di Johan Strauss padre che ha visto il pubblico battere le mani entusiasta. Voglia il lettore appassionato approfondire il significato di questa marcia in suolo italico, completamente diverso da quello che ha nella terra natia, e riflettere sull’opportunità del battimani.

Il pubblico, che ha riempito tutto il teatro, ha applaudito calorosamente gli interpreti, l’OPV e il direttore.

Luca Benvenuti