
Il Palazzetto Bru Zane di Venezia riprende gli appuntamenti dal vivo. Alla francese, tenutosi venerdì 21 maggio, vede impegnati i Solisti dell’Accademia del Teatro alla Scala. Il concerto è il frutto di varie masterclass di Alexandre Dratwicki sul repertorio romantico francese, in collaborazione tra il Palazzetto Bru Zane e l’Accademia del Teatro alla Scala. Oltre a presentare agli allievi la storia dell’opera francese e della mélodie, scopo principale è stato fornire loro le chiavi dello stile francese.
I protagonisti della serata sono il soprano Noemi Muschetti, il mezzosoprano Andrea Nino, il tenore Brayan Ávila Martínez e il baritono Ettore Chi Hoon Lee. Francesco Manessi e Marco Schirru si alternano al pianoforte. I brani, scelti dagli stessi interpreti, sono accomunati da eterogenee tinte meditative, ad eccezione degli estratti da Jean de Nivelle di Delibes e da Dante di Godard.
Andrea Nino si distingue per la voce dal malioso timbro caldo e per il fraseggio appassionato, ricco di sfumature intimiste che ben si addicono alle mélodie proposte. Se “Quand la nuit n’est pas étoilée“ di Hahn lascia qualche speranza amorosa, “Le temps des lilas“ dal Poème de l’amour et de la mer di Chausson, fa del canto una trenodia su ciò che è stato e non è più. Con quell’assonanza eloquente tra “mer” e “mort” nel titolo, il tempo delle rose e dei lillà è lontano e i petali dei fiori cadono a terra, come suggerisce la scrittura pianistica. Non si discosta dai toni malinconici il lamento del Prince Charmant “Couer sans amour” dalla Cendrillon di Massenet.
Brayan Ávila Martínez colpisce per la bravura nel gestire i volumi, i colori e l’espressività di una voce piena di potenziale. “Clair de lune” di Fauré e “Istant charmant” da Manon di Massenet si assomigliano per la descrizione di un ideale paesaggio che rispecchia i desideri dell’io cantante, entrambe colme di momenti sospesi. L’aria “Ah! De tous mes espoirs” dal Dante di Godard lascia al tenore lo spazio per dimostrare discrete abilità anche nella pratica drammatica.
“Amoureuse” di Massenet è una bomboniera di seduzione, un invito alla tenerezza e ai sospiri che Noemi Muschetti coglie con contenuto slancio, concentrata sull’emissione e la tenuta dell’acuto. Eppure la voce si scioglie in un canto pieno e appassionato in “Le jour, sous le soleil béni” da Madame Chrysanthème di Messager.
“Si mes vers avaient des ailes” di Hahn non è forse adatta al baritono Ettore Chi Hoon Lee, più a suo agio nell’aria tempestosa di Bardi “Nos généreux espoirs” dal Dante di Godard, sostenuto dal temperamento carismatico del pianista Marco Schirru.
Riuscitissimo è il trio “Le rossignol et la fauvette” da Jean de Nivelle di Delibes, affidato a Muschetti, Nino e Martínez. Pare evidente l’anticipo da parte del compositore di una struttura musicale, il duetto tra soprano e mezzosoprano, che tornerà anche in Lakmé. Se qui il tema è ornitologico, in Lakmé sarà botanico.
Francesco Manessi e Marco Schirru si alternano al pianoforte, dimostrando il primo un’indole più adatta all’accompagnamento della mélodie, il secondo dell’opera.
Per la prima volta al Bru Zane nella memoria di chi scrive, un fuori programma italiano, ma legato a Parigi, il “Libiamo” da La Traviata. Pubblico soddisfatto. Dopo le lacrime d’amore sparse al chiaro di luna, in autunno o d’estate assieme alle cicale come recitano i testi ascoltati, possiamo anche berci su, augurando a questi giovani artisti un roseo futuro di studio e successi.
Luca Benvenuti