In occasione del ventennale delle riprese in laguna, il Festival del cinema Svizzero a Venezia ripropone Pane e tulipani (2000), doveroso tributo alla memoria di Bruno Ganz. Sorprende come nonostante gli anni che separano la realizzazione alla recente visione, e i cambiamenti che hanno colpito la città, Venezia mantenga uno spirito unico e nostalgico attraverso il dipinto di una fiaba di fine secolo.

La storia di Rosalba, casalinga di Pescara che dimenticata dalla famiglia in un autogrill scappa in una città lontana, è la storia di chiunque arrivato a un certo punto della vita senta l’impulso di riscoprire se stesso e il mondo che lo circonda. Riscoprire Venezia attraverso gli occhi di Rosalba è anche rileggere la città con gli occhi di chi ancora riesce a perdersi nel viaggio. Un sentimento sempre attuale che richiama il primordiale impulso di scoprire nuove terre alla ricerca di emozioni ci ostiniamo a ignorare. Il clima fiabesco che accompagna ogni immagine amplifica l’effetto nostalgia verso un’epoca che sembra lontana ma è distante solo un paio di decenni.

Le difficoltà iniziali di chi giunge in una grande meta turistica ora sono state superate da social network come Facebook, Tripadvisor, Booking, permettendo un viaggio più sicuro ma contemporaneamente privato del fascino della scoperta. Viene da chiedersi se la fuga di Rosalba sarebbe stata diversa con tutte le comodità moderne, se senza questi primi ostacoli da affrontare, se tutto fosse stato più facile fin dall’inizio, sarebbe stata in grado di diventare padrona del proprio destino e delle proprie emozioni.

A distanza di tutto questo tempo riusciamo ancora ad amare e emozionarci di fronte a una storia come quella raccontata in Pane e tulipani. Le emozioni di Rosalba (Licia Maglietta), l’eleganza di Fernando Girasole (Bruno Ganz) l’esoticità di Grazia Reginella (Marina Massironi) e la maldestria di Costantino Caponangeli (Giuseppe Battiston) rendono questi personaggi caratteristici di una favola dai temi attuali, rafforzati ora dalla nostalgia verso un’epoca passata che rievoca un’emozione continua e una riscoperta di noi stessi e del nostro passato.

Per queste ragioni Pane e tulipani si inserisce all’interno della storia della commedia italiana come una gemma di rara bellezza. Nascosta forse dall’esistenza di titoli dal più ampio successo commerciale, se riscoperta riesce ancora regalare emozioni uniche nel suo genere, come la stessa Venezia che non è mai un semplice sfondo nella vicenda.

Recensione di Luigi Giacomazzi