Emanuele Scaringi (La profezia dell’Armadillo, Bangla la serie (serie tv) torna dietro la macchina da presa per dirigiere un inquietante film che ha scritto con Tiziana Triana e Vanessa Picciarelli.
Pantafa è una storia basata su una leggenda popolare. La patanfa è una creatura che si siede sul petto e ti ruba il respiro. “Un male oscuro che ci consuma quotidianamente e rode ogni nostra piccola sicurezza. Una delle paure più inconfessabili e difficili da accettare è l’odio verso la progenie. Un rancore indicibile e soffocato. Quello spirito maligno che insinua il dubbio che senza quel figlio la propria vita sarebbe stata diversa.”
Marta (Kasia Smutniak) decide di trasferirsi insieme a sua figlioletta Nina (Greta Santi) a Malanotte, un piccolo paese di montagna, dove compra un pezzo di terra da coltivare, e prende una casa piuttosto messa male per vivere.
Tutto questo Marta lo fa per Nina che da qualche tempo soffre di paralisi ipnagogiche, un disturbo del sonno che provoca apnee notturne spaventose. Oltre alla casa poco accogliente, gli abitanti del luogo che sanno tutto di tutti sembrano indifferenti e freddi, e per le strade di Malanotte non si vedono mai bambini. Ma gli incubi notturni di Nina cominciano a peggiorare già dalla prima sera, sente una presenza spettrale che le si siede sul petto, la immobilizza e le ruba il respiro. Gli angoscianti disturbi del sonno vengono affiancati ad oscure leggende popolari e per Marta, madre sola in un paese che le appare sempre più misterioso e sinistro, sarà ogni giorno più difficile trovare il modo di fare la cosa migliore per la sua bambina. Quella che doveva essere una trasferta rigenerante si rivela così un incubo.
“Non avevo mai immaginato di approcciarmi all’horror – racconta il regista – ma ho incontrato un articolo sui disturbi del sonno e ho scoperto la Pantafa: abbiamo costruito un nostro immaginario sul folklore italiano che è poco sfruttato ma è popolato da numerose leggende che fanno parte della nostra cultura e che rappresentano uno dei modi principali con cui esorcizzare il male e le paure. Attingere a questo impressionante pozzo di storie significa entrare in un mondo fatto di riti, superstizioni e meraviglie, un mondo affascinante e pauroso insieme. Siamo partiti dallo studio di un vero disturbo certificato scientificamente, quello sulle paralisi ipnagogiche di Andrea Romanelli dell’Università di Padova condotto con l’Università della California e Harvard. E poi abbiamo preso in considerazione “I tre fratelli che non dormono mai” di Giuseppe Plazzi, da cui stiamo cercando di realizzare una serie sui disturbi del sonno. Da lì abbiamo compiuto delle ricerche sulla figura che si siede sul petto, ti immobilizza e ruba il respiro, la Pantafa, consultando soprattutto studiosi di tradizioni popolari abruzzesi come Gennaro Finamore, Antonio De Nino e Emiliano Giancristofaro. Abbiamo studiato le feste popolari, per lo più agricole, e la loro funzione propiziatoria.”
“C’è anche un racconto di Dino Buzzati pubblicato in “Misteri d’Italia” – continua Scaringi – che è stato per noi un’importante fonte d’ispirazione. Mi piace pensare che il nostro film sia anche un po’ un racconto orale che recupera e tramanda le tradizioni che stanno scomparendo. Fondamentali sono state per noi anche le ninne nanne, abbiamo pescato dall’enorme lavoro di Domenico Di Virgilio, così come abbiamo tenuto presente il saggio di Garcia Lorca sulle ninne nanne andaluse da cui si evince che la maggior parte risultano essere delle minacce al bambino che non vuole prendere sonno. Una cosa molto vicina al tema del nostro film”.