“Pirati dei Caraibi – Ai confini del Mondo” di Gore Verbinski

L'a-morale pirata

È giunto il momento di arrivare lì dove il mare precipita nell’oscurità, oltre i ghiacci e oltre l’orizzonte, dove la vita non è più esistenza e il profumo degli oceani non è che un ricordo salato. Così, Elizabeth Swann (Keira Knightley), Will Turner (Orlando Bloom) e il redivivo capitan Barbossa (Jeoffrey Rush) decidono di “recuperare” Jack Sparrow (Johnny Depp), confinato in un luogo senza futuro e senza speranza assieme alla Perla Nera. Obiettivo dichiarato: salvare Jack e ricondurlo nel mondo dei vivi per ricomporre, assieme agli altri otto “Pirati Nobili”, quella Fratellanza che potrebbe essere l’ultima chance di salvezza contro lo strapotere della Compagnia delle Indie Orientali e contro la sua arma più temibile, l’Olandese Volante di Davy Jones. Ma, si sa, ogni buon pirata pensa prima ai suoi desideri…

Terzo, e potenzialmente non ultimo, episodio della saga, Pirati dei Caraibi: Ai confini del mondo arriva nelle sale in tempo per placare la spasmodica curiosità dei fedelissimi di tutto il globo, in attesa di conoscere le sorti dell’estroso divo Depp e del suo ormai imprescindibile feticcio – soprattutto per i più giovani – capitan Jack Sparrow. E il successo al botteghino rimane una questione banalmente temporale. Tra siparietti spensierati ed evoluzioni epiche, le avventure marine dei nostri filibustieri sembrano non aver tregua né perdere di mordente, riempendo pienamente le quasi tre ore di pellicola destinate a sciogliere più di qualche nodo venuto al pettine nei capitoli precedenti.

Tra infiniti doppi giochi e frenetici ribaltamenti di fronte, tra dee pagane e flutti tempestosi, tra rivalità amorose e superbe vanità, l’impianto narrativo del film ruota attorno a un’irraggiungibile, stratificata e composita morale. In effetti, pur partendo dal famigerato Codice dei Pirati – custodito nientemeno che dal Rolling Stones Keith Richards –, per Sparrow e compagni l’etica perde distrattamente una connotazione oggettiva e diventa strumento di rivendicazioni personali e di aneliti privati, arma a doppio taglio da plasmare e rigirare a seconda dell’occorrenza. Come l’ago della bussola di capitan Jack, l’unica direzione verso cui puntare è quella guidata dalla propria volontà individuale, ovviamente anche a scapito delle persone più vicine. Ma se tradimenti, spergiuri, omissioni e raggiri si susseguono, e a prima vista sembrano azzerare le possibilità di collaborazione e intesa tra i personaggi, ecco che alla fine – e come potrebbe essere altrimenti in un film pur sempre Disney – riescono a riaffermarsi, più o meno velatamente, alcuni di quei valori ineludibili (amore, amicizia, rispetto) che fino a qualche momento prima venivano deliberatamente calpestati.

La pellicola del buon Verbinski ha dunque il pregio di non banalizzare troppo questi elementi e di miscelarli al punto giusto, facendo in modo che le reti narrative che collegano i personaggi risultino chiarificate, non senza qualche licenza rispetto ai classici happy end, in un finale non privo di una disinvolta e piacevole naturalezza. Il tutto, sommato alla consueta cura per gli effetti speciali e all’accorta fotografia, costituisce l’apoteosi dello spettacolo Hollywoodiano d’oggigiorno: un prodotto seriale, ben riconoscibile ed idele per il merchandising, con un cast trendy, pronto a scattare sui blocchi di partenza per siglare l’ennesimo record d’incassi nel primo weekend di programmazione. E capitan Jack Sparrow non perderà di certo nemmeno questa sfida.

Titolo originale: Pirates of the Caribbean: At worlds end
Nazione: U.S.A.
Anno: 2007
Genere: Azione/Avventura
Durata: 168′
Regia: Gore Verbinski
Sito ufficiale: www.disney.it/Film/pirates3
Cast: Johnny Depp, Orlando Bloom, Keira Knightley, Geoffrey Rush, Jonathan Pryce, Bill Nighy, Yun-Fat Chow, Martin Klebba
Produzione: Jerry Bruckheimer Films, Walt Disney Pictures
Distribuzione: Buena Vista
Data di uscita: 23 Maggio 2007 (cinema)