“Pizzeria Kamikaze” di Etgar Keret

La vita dopo il suicidio

Etgar Keret, scrittore israeliano misconosciuto nel nostro Paese, è anche prolifico regista, attore e sceneggiatore. I suoi racconti brevi, surrealisti e malinconici, sono di grande attualità e hanno definito la letteratura israeliana contemporanea.

Pizzeria kamikaze è, appunto, una raccolta di racconti, accomunati da un certo gusto per il macabro e da un fascino per realtà parallele, che non possono essere peggiori di quella in cui viviamo. Nel racconto che dà il titolo alla raccolta, il giovane Haim si ritrova nel limbo destinato a coloro che sono morti suicidi: una sorta di purgatorio che assomiglia fin troppo alla normalità della vita sulla Terra. TV spazzatura, un lavoretto part-time in pizzeria, la sera un giro di birre e quattro chiacchiere con gli amici. Ma Haim è annoiato a morte: in quel posto non succede proprio niente. E così decide di mettersi alla ricerca del suo antico amore, una ragazza dal promettente nome di Desideria, suicidatasi poco dopo di lui. Insieme all’amico Ari, Haim inizia un viaggio avventuroso, durante il quale incontrerà personaggi totalmente assurdi, come Lihy, finita lì per errore e alla disperata ricerca della Direzione; o l’emblematico Kneller, angelo in incognito. La banda, infine, si ritrova addirittura nella super villa con piscina del Messia, dove tutti sono felici, bellissimi e abbronzati. E, ovviamente, suicidi – qualcuno si rivelerà perfino recidivo.

Nel brevissimo racconto Colla, una coppia in crisi ritrova la complicità per mezzo di una potentissima colla. Il marito ha un’altra relazione ed è pronto a separarsi dalla moglie, con cui condivide un matrimonio ormai arido e insignificante. Eppure un momento di follia della moglie, permetterà all’uomo di vederla con occhi totalmente diversi, di “incollarsi” letteralmente a lei.

La follia di Nimrod racconta invece la storia di tre amici, molto affiatati e legati da uno strano fenomeno: impazziscono a turno. Tutto inizia con Meron, ricoverato in ospedale perché sostiene che Dio stresso gli stia appollaiato sul cervello dicendogli ogni genere di stranezze. Tocca poi ad Uzi, al quale la pazzia dà un certo senso di energia e folle produttività. Infine, è Ram ad impazzire, preso dal panico tanto da non ricordare nemmeno il proprio nome. I tre ritengono che sia tutto un grosso scherzo organizzato dal defunto amico Nimrod e tentano perfino di contattarlo con una seduta spiritica. Il giro continua a ripetersi, come in una folle giostra, finché Uzi non sposa la fidanzata, soprannominata “batata” per la sua discutibile bellezza. A questo punto Uzi è salvo: «persino Nimrod sa che non è bello prendersela con uno sposato. Anche mandare fuori di testa noi non è sempre bello, però lui non lo farebbe se non sapesse che a noi, in fondo, non ce ne frega molto. Non c’è niente da fare. Siamo fregati, Ran, siamo rimasti io e te, una settimana per uno, come nei turni di cucina alla naia».

I racconti di Keret sono un piacere imperdibile; in essi si fonde una descrizione cruda della realtà, universi inverosimili, un black humor frizzante e, soprattutto, una carrellata di personaggi esilaranti e perfettamente riusciti nella loro assurdità. Un libro da scoprire e da riscoprire, nella nuova edizione pubblicata da Feltrinelli.

Etgar Keret, Pizzeria Kamikaze, Feltrinelli, 2020, pp. 118, 9,90 euro.