Spettacolo in programma nel cartellone del Teatro Goldoni, Porcile di Pier Paolo Pasolini per la regia di Valerio Binasco, è andato in scena a Venezia. Porcile è una “tragedia” scritta nel 1966 dallo scrittore/regista che poi è diventata anche una pellicola nel 1969 e diretta dallo stesso Pasolini.
L’opera è ambientata a Godesberg, città della Germania durante l’estate del 1967 ed è scandita in undici episodi che ruotano principalmente attorno al malessere esistenziale del giovane Julian, figlio di un ricco possidente tedesco, in continua lotta con i propri umori e propri sentimenti. Costantemente e totalmente preso dal suo malessere non ricambia l’amore della giovane Ida, che sembra cercare nell’impegno politico una sorta di senso alla propria vita.
Distanti e vicini allo stesso tempo, i due sembrano due linee parallele destinate a non incrociarsi mai. Tra una manifestazione per la pace a Berlino e delle confidenze seduti vicini su una panchina i ragazzi proseguono le proprie esistenze “difficili” e anticonformiste.
Il tutto si complica in maniera irreparabile quando gli affari della famiglia di Julian avranno conseguenze di derivazione politica, il giovane non sarà più in grado di sostenere anche questo peso e il fatto che Ida abbia deciso di sposarsi con un altro lo lascia del tutto indifferente. O almeno in apparenza.
Il testo pasoliniano, nella regia di Valerio Binasco, viene “condensato” in poco più di un’ora e mezza, tralasciando alcuni episodi della stesura originale per focalizzarsi, nella prima parte, nel rapporto dei due giovani e per virare, nella seconda, verso le tensioni sociali e politiche. Bravi gli attori ed essenziali le scenografie che restituiscono la cruda situazione post bellica tedesca degli anni Sessanta senza indugiare su facili pretesti scandalosi.
Non è certo facile misurarsi con testo di tale portata ma la scelta di sviluppare la storia più come un racconto che come un esercizio di stile ha reso giustizia ad un’opera che meriterebbe sicuramente più attenzione e qualche riflessione in più.