Prank è il primo lungometraggio di Vincent Biron, presentato alla 73esima Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione “Settimana dell Critica”.
Stefie è un adolescente che trascorre l’estate nella noia, fino a quando due ragazzi di qualche anno più grandi non gli chiederanno di filmarli mentre mettono in scena uno scherzo in un supermercato. Da quel momento Stefie entrerà a far parte del gruppo di Martin, l’amico Jean-Sé e la fidanzata Léa, che trascorre il proprio tempo organizzando, mettendo in pratica e caricando su internet uno scherzo dopo l’altro.
Prank, lungi dall’essere solo una mera sequenza di sketch scollegati tra loro, ognuno con una vittima diversa, come potrebbe sembrare, è invece il racconto di quattro giovani persi, senza punti di riferimento in una desolata periferia canadese. Il loro passatempo però non è affatto un mezzo per il divertimento o la derisione, bensì le prank sono proprio il frutto dell’assenza di uno scopo, per colmare il vuoto; questo è vero soprattutto per il gruppo originario, mentre la posizione di Stefie è più simile a quella dello spettatore, ovvero alla disperata ricerca di una logica, di un senso in tutto questo per capire probabilmente solo nel finale che il punto cruciale era proprio l’assenza dello stesso.
Non che i protagonisti vivano in una completa amoralità, anzi, si riscontra spesso nella pellicola la tendenza a ricercare un modello di comportamento. Quello più esplicito viene richiamato dai monologhi e dai disegni di Jean-Sé, che manifesta una certa fascinazione per i modelli eroici delineati dai film d’azione anni ’80. Ma emerge anche l’interesse (a malapena accennato a dir la verità) per una realtà più profonda, metafisica con cui difficilmente potranno aver a che fare. Nasce a questo proposito anche una discussione a partire dalla visione annoiata de Il cavallo di Torino di Tarr, subito però ricondotta alla dimensione dei prank, più immediata nell’esprimere il sentimento di verità e ricerca d’identità dei quattro.
Si potrebbe considerare Prank come uno stranissimo film di formazione (non dimentichiamo che Stefie cresce, s’innamora, matura durante gli 80 minuti scarsi del film) in cui l’istinto anarchico di un gruppo di giovani viene a galla, in una visione anti-gerarchica con la voglia di dare una scossa, anche superficiale, al tessuto sociale che li circonda.
Invertendo continuamente i ruoli, con le vittime degli scherzi, e anche tra di loro, sia all’interno che al di fuori della singola burla, cambiando continuamente, Martin, Jean-Sé, Léa e Stefie danno sfogo a un desiderio “anarchico” di libertà, simboleggiato o quantomeno richiamato da una regia che allo stesso modo usa un montaggio frenetico e abiura i punti di riferimento spaziali, collocando i quattro ragazzi in uno spazio indefinito che si estende in tutte le direzioni: sono persi in un parcheggio piccolissimo eppure grande abbastanza da confinarli in quella realtà.
In conclusione, Prank, per quanto semplice, è un film sincero e simpatico, poco pretenzioso, che forse esprime anche più di quanto si prefiggeva, fatto molto raro nel panorama cinematografica moderno.
Titolo originale: Prank
Nazione: Canada
Anno: 2016
Genere: Commedia
Durata: 78′
Regia: Vincent BironCast: Sophie Goulet, simon Piegeon, Alexandre Auger
Data di uscita: Venezia 2016