“Quello che gli alberi pensano (ma non dicono)” è sicuramente tra le pellicole migliori della seconda tranche di cortometraggi della sezione Focus Nordest dell’Edera Film Festival 2024. Il film di Francesco Ferrari e Giulia Guarienti ha uno stile chiaramente ispirato a Wes Anderson ed è connotato da un’ironia graffiante sulla cementificazione del comune di San Bonifacio, in provincia di Verona.
Accompagnato dalle note del Bolero di Maurice Ravel, un figuro in bicicletta con un berretto rosso, impermeabile, sciarpa e guanti ci racconta come la città di San Bonifacio sembri stata creata appositamente per eliminare tutti gli spazi verdi, creando una distesa di cemento in cui il mattone regna sovrano. Il cortometraggio si conclude con una parodia di una canzone del gruppo beat italiano I Giganti, in cui degli alberi personificati tentano di prosperare nonostante le cesoie del narratore.
“Quello che gli alberi pensano (ma non dicono)” non guarda in faccia nessuno, denunciando apertamente le amministrazioni comunali presenti e passate. Nonostante i registi si ispirino chiaramente a Wes Anderson, l’opera non risulta un’imitazione sterile in quanto parte dell’ironia risiede nell’ammirare le inquadrature geometriche e i colori pastello che hanno reso famoso il regista texano, ma stavolta vederci dentro lo squallore e gli “ecomostri” della provincia veneta.
Si apprezzano ampiamente lo spirito satirico, e la narrazione di Mauro “Ghandi” Benati, di formazione teatrale, nel quale riecheggiano tanti narratori di Anderson, come Bob Balaban in “Moonrise Kingdom“, Owen Wilson in “The French Dispatch” (soprattutto per il mezzo di trasporto) e anche Bryan Cranston in “Asteroid City“.