A partire da un copione teatrale la regista veneziana Elena Griggio rielabora circa dieci anni dopo un’opera cinematografica, “Realtà”, presentata all’Edera Film Festival 2024. Uno show televisivo seguito da migliaia di telespettatori, una casa, solo tre concorrenti rimasti, chi riuscirà ad aggiudicarsi il montepremi in palio, A19, E22 o C84?

Ogni personaggio rinchiuso nell’asettica casa di Reality, per vincere, dovrà attenersi ad un ruolo con caratteristiche ben precise: A19 deve essere buona, gentile, sempre disponibile e altruista; E22 è costretto a mostrarsi scontroso, burbero, irascibile; C84 invece è relegata in uno stato di apatia, disinteresse e noia, talvolta però, qualcosa esplode in lei, proprio per questo è soprannominata Schizzo. A ognuno di loro sono concessi dei premi da casa, e del tempo da passare nel “confessionale” in cui possono finalmente evadere dalle caratteristiche del proprio personaggio ed essere loro stessi. Inoltre periodicamente sono messi alla prova con delle uscite nel mondo reale in cui una delle regole fondamentali è: non guardare mai il punteggio assegnato dal pubblico. La convivenza nella casa diventa man mano sempre più complessa, emergono le fragilità ed il lato umano di ciascun concorrente, ma chi sarà colui che riuscirà ad indossare più a lungo la maschera?

Un occhio vigile e attento controlla giorno e notte il comportamento dei tre finalisti, e alla fine, riflettendoci bene, non fanno proprio un bel niente; è da qui, infatti, che scaturisce la curiosità della regista: come mai così tante persone al giorno d’oggi si interessano a osservare vite di altri attraverso uno schermo televisivo? Vite che non si possono vivere, sentire e nemmeno vagamente assaporare; perché è così importante semplicemente guardarle? La riflessione si potrebbe ulteriormente espandere se prendessimo in esame l’odierno utilizzo dei social: tramite i cellulari possiamo vedere un riflesso (im)perfetto della realtà, in cui tutti possono fingere e dissimulare, ecco perché tanto spesso ci facciamo ingannare; anche se siamo consapevoli della finzione di ciò che vediamo, preferiamo non uscire dal mondo di immagini accattivanti e colori sgargianti che ci scorrono sotto agli occhi, forse semplicemente per pigrizia, noia, abitudine… chi lo sa.    

La regista vuole mostrarci, tramite uno stile decisamente singolare e una prospettiva talvolta angosciante, i meccanismi che si  innescano quando si interpreta un ruolo che non ci appartiene, un po’ come quando indossiamo dei vestiti che non sono esattamente della nostra taglia, ci vanno stretti. L’atmosfera assillante è ulteriormente accentuata da inquadrature geometriche e spigolose che seguono la struttura della casa nella quale i concorrenti sono rinchiusi; un ambiente asettico e minimalista si adatta perfettamente al bianco e nero che fa da padrone al film, concedendo solamente brevi sprazzi di colore quando riaffiorano i ricordi dei protagonisti, ecco, quelli, sono Realtà.