Nel corso di questi anni la casa editrice La Nave di Teseo non ha sbagliato un’uscita editoriale, e continua a essere una voce originale, necessaria, spesso, meritatamente, fuori dal coro.
Ne è ulteriore dimostrazione il nuovo romanzo del regista e sceneggiatore iraniano di origine curda Fariborz Kamkari.
Ritorno in Iran è la storia di un quarantenne regista curdo-iraniano, che dopo 10 anni ripercorre all’inverso la strada che lo ha portato dall’Iran in Italia, per correre al capezzale della madre, che non vede da 27 anni.
Bambino “nato a cavallo tra i due regimi, quello dello Scià e quello del governo islamico, figlio della rivoluzione” appartenente a una generazione senza infanzia, il protagonista del romanzo, diventato regista teatrale, rifugio per gli intellettuali, di grande fama in Patria, è dovuto fuggire perché i suoi testi erano ritenuti “una guerra contro Dio”.
I ricordi del suo passato si intrecciano a quelli del suo passato più recente e del suo presente in una costruzione cronologica corposa, nitida e coinvolgente; mentre la complessità di tante vite e l’assurdità di altrettante situazioni si declinano in un linguaggio che annoda e poi sgomitola i fili dei ricordi, dei legami famigliari, del potere politico, della sofferenza e della guerra.
Doloroso, appassionato, spudorato, violento, Ritorno in Iran, mentre segue le vicende del suo protagonista che è costretto a fare i conti con il suo passato, esplora le zone d’ombra degli essere umani, le loro matasse di contraddizioni psicologiche. Non è un romanzo facile da digerire, non fa concessioni, nella sua intensità sa descrivere con richezza di sfumature equilibri precari, perché la realtà è più tragica di quanto si possa immaginare o rappresentare.
Fariborz Kamkari, Ritorno in Iran, 2022, La Nave di Teseo, €20