Quando il tempo ormai sembrava scaduto
Era cadere e rialzarsi ascoltando il dolore
Sentire come un abbraccio arrivarti dal cuore
Di chi ti ha visto incantare il mondo con un pallone
Senza nascondere mai
L’uomo dietro il campione

È una parte del testo della nuova canzone di Diodato, L’Uomo dietro il Campione, scritta per il film dedicato a Roberto Baggio, Il Divin Codino, in arrivo su Netflix.

“L’uomo dietro il campione” è la filosofia adottata dai due sceneggiatori, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, per raccontare uno dei calciatori più amati di tutti i tempi: Roberto Baggio.

Da quando aveva 3 anni Roberto Baggio voleva vincere i Mondiali. Ed è su questo che si costruisce il film.
“È una cosa che ho scoperto nella vita – ci ha raccontato il campione -. Se riesci a sentire di aver fatto tutto quello che potevi fare, allora è la cosa più appagante, indipendentemente se arrivi primo, secondo o terzo. Io combatto sempre quando mi avvicino a qualcosa che desidero. All’inizio la vivevo male. Per fortuna poi ho incontrato il Buddismo per affrontare meglio ciò che mi pesava. Oggi sono più sereno. La volontà la devo a mio padre. Ho scoperto tardi che nella vita si guarda solo all’atto finale, poi capisci che tutto ciò che hai fatto è quello che ti porta davvero all’obiettivo”.

“Devo dire che se oggi siamo qui in gran parte è merito di Vittorio (Petrone, suo storico manager). Perché per come la vedevo io “Ma a chi interessa la mia vita?”. Io non lo avrei mai fatto di mia scelta, perché a volte quando ne parlavamo, provavo vergogna: ma figurati, ma lascia perdere!” Poi è venuta fuori questa cosa, mi sono fatto trasportare… Per quello che ho vissuto fino a oggi ne valeva la pena, lo ringrazio. Se fosse stato per me, non saremmo qui. Io e mia moglie abbiamo dato supporto raccontando la nostra vita, abbiamo dato spunti importati. Poi sono stati bravi loro a rendere reale la nostra vita. Sono stato diverse volte sul set, ho anche portato il mio vero pallone d’oro. Per me è stato molto emozionante, ricordavamo quello la mia famiglia ha vissuto.”.

“Più di vent’anni in un pallone
Più di vent’anni ad aspettare quel rigore
Per poi scoprire che la vita
Era tutta la partita”

Il rigore sbagliato ai Mondiali del 1994, momento significativo del film e della sua carriera. Roberto Baggio ci ha raccontato: “Il discorso del rigore non si archivierà mai, me lo porterò dentro per sempre. Era il sogno della mia vita calcistica e per come è finita, non posso mettere da parte. Ognuno la vive alla sua maniera. Io l’ho vissuta malissimo perché l’ho rincorsa da sempre. Arrivare lì, dopo aver sognato per milioni di notti di realizzare, la realtà è stata quella cui mai avevo pensato. Oltre gli errori che si fanno nella vita, questo non lo cancelli”.

Partendo dagli esordi nelle fila del Lanerossi Vicenza e passando dal controverso calcio di rigore della Finale di Coppa del Mondo 1994 tra Italia-Brasile, il film ripercorre la vita di Baggio, dal suo difficile debutto come professionista fino all’addio ai campi. Una carriera lunga 22 anni che, attraverso gli infortuni, il rapporto di amore-odio con i suoi tifosi, le incomprensioni con alcuni dei suoi allenatori e il rapporto con la sua famiglia, racconta i grandi successi sul campo di un calciatore fenomenale.

“Abbiamo affrontato con terrore questa sfida – racconta Ludovica Rampoldi – Come puoi raccontare la vita del calciatore più amato di Italia senza deludere nessuno? In un primo momento volevamo mettere tutto. Poi ci siamo resi conto che avevamo 90 minuti, non una serie o una saga. Quindi abbiamo scelto un tema: la sfida tra l’eroe e il suo destino. Abbiamo scelto 3 momenti, e su quelli abbiamo costruito la storia di un uomo che insegue un destino, ma non lo ottiene. Diventa, però, il calciatore italiano più amato di sempre.

“La sfida era trovare una chiave per raccontare qualcuno che non si è concesso molto alla stampa – continua Stefano Sardo – Non è sempre presente. Non vende nulla. È diventato un brand di sé stesso, è la bandiera dell’Italia. Ha una vita piena di salite e discese. Non volevamo fare wikipedia. Abbiamo scavato le ragioni dentro le ossessioni che ha un atleta. Quando Baggio è la star promessa, il nuovo “Maradona” ha un incidente talmente devastante che la sua carriera è in bilico. La sua vita è un continuo sacrificio. Non è la storia di un fuoriclasse. È la storia di un fuoriclasse che paga un prezzo altissimo per questo suo dono”.

A interpretare Roberto Baggio c’è Andrea Arcangeli (classe 1993, The Startup, Romulus) o meglio a vestire scarpette e calzoncini, e codino, del mito: ” È un ruolo pieno di responsabilità. Quando ho incontrato il produttore, mi sono sentito le spalle più pesanti di 100 kg. Forse nessuno può fare Baggio. Poi mi sono fidato della produzione. Io ero il primo scettico. Loro invece erano decisi. C’era una grande coinvolgimento emotivo e mi sono lasciato trascinare. Mi sono aggrappato a Letizia, la regista; forse anche viceversa perché dovevamo portare a casa qualcosa di forte, diverso, di bello. Dovevamo rispettare paletti (l’accento, il fisico), e all’interno di questi paletti creare una vita, dare credibilità. Se ci fossimo limitati ad esempio al codino o all’accento, sarebbe stato solo imitazione. Ho provato a metterci qualcosa di mio, rubando qualcosa a Roberto che è stato fondamentale. Lui stesso è stato fondamentale perché mi ha scaricato la responsabilità che avevo nel interpretare lui. Mi ha solo detto: viviti la tua esperienza e portatela a casa al di là del risultato. Quindi oltre la sua vita. Io sono felice così a prescindere dall’accoglienza”.

“Ho passato molti mesi studiando tutto il materiale di repertorio. Ho lavorato con una betacam degli anni 90 e per me quello era già emozionante. Una parte molto divertente. I primi mesi ho dovuto trovare la strada – racconta Letizia Lamartire – forse non c’è una strada giusta, sono partita da cose tecniche. Sviscerare le parti più dolorose, non i momenti che si conoscono, ma come li ha vissuti, il suo percorso, il rimettersi in gioco: è stata una scelta.”

Non è un “fan service” – dice l’attore protagonista” – Roberto Baggio stesso è stato la chiave per farmi capire. Ha vissuto la sua vita su enormi gesti atletici. Per questo era così geloso della sua vita perché era il suo nido sicuro che è dove gestisci e accetti le difficoltà e le superi. Trova il tuo nucleo e trova il modo di essere felice all’interno di te stesso. Quello che succede fuori è un di più: è quello che ho imparato da lui”.

“La sceneggiatura è su tre atti l’amore di Baggio per la maglia azzurra, tutto declinato su quella maglia lì, su tutto quello che ha fatto per indossare quella maglia”.

Girato in gran parte in Trentino con il sostegno della Film Commission Il Divin Codino, è in uscita il 26 maggio su Netflix.