Eccezionale appuntamento lunedì 16 ottobre 2017 nella sede della Biennale a Ca’ Giustinian : il Presidente Paolo Baratta e il direttore del Settore Cinema Alberto Barbera hanno presentato i 12 giovani registi selezionati per la sesta edizione della Biennale College – Cinema 2017-2018.
Sono 12 nuovi talenti degni dell’offerta da parte della Biennale di operare a contatto di maestri per la realizzazione di lungometraggi a micro budget. Un’esperienza innovativa che anima e attrae l’attenzione della gioventù mondiale animata da percorsi creativi nel mondo del cinema.

L’atmosfera della riunione è stata caratterizzata da un accento di viva animazione e di un entusiasmo alle stelle via via che venivano presentati i singoli giovanissimi registi accompagnati dai loro produttori.

I dodici team autori dei progetti selezionati provengono dal Canada, Cina, Colombia, Italia, Polonia, Messico, Spagna, Turchia, Ungheria, Stati Uniti.

Ad ogni presentazione tremavano le pareti per gli applausi fragorosi di una gioventù lanciata al massimo dell’entusiasmo : traduzione dell’irrefrenabile letizia e solidarietà tra di loro.

La presentazione dei loro progetti e la sintesi dei racconti filmici, accompagnati dal supporto delle finalità etiche, sociali, artistiche era un fluire di vitalità e concertazione meditata.

I contenuti dei filmati hanno un ventaglio non ripetitivo.

Lanci fantasiosi di un mondo utopico di una eterna giovinezza nel film “Wild Youth” dell’italiano Lorenzo Lodovichi, mentre il polacco Piotr Stasiik prospetta un collasso della nostra civiltà in balia di misteriose forze magnetiche. L’italiana Margherita Ferri con il suo “The Ice Rift” narra la ribellione della protagonista a una società costruita su criteri sociali dell’apparire e della futilità. La tematica dello statunitense Daniel Laabs si muove sulla doléance quotidiana di un giovane gay, mentre un altro suo connazionale, Z Behl, in “Gepetto”, rivisita con drammaticità la lotta femminista.

Il turco Emre Yeksan nel suo “Yuva” esalta la solitudine di un uomo vagante tra i boschi alla ricerca di una pienezza di vita.

Gli altri : il cinese trapiantato in Canada, Johnny Ma, con “To Liva Sing”,Valentina Bertuzzi, italiana, con “Stellanera”, il messicano Juan Pablo Gonzalez con “Dos Estaciones”, l’ungherese Petra Szocs con “Deva Mall” : impostano la loro ispirazione chi sul misticismo,chi sulle pieghe segrete dell’amore, chi sull’attesa tormentata di un figlio, chi sulla difesa eroica contro la disgregazione della “famiglia teatrale”.