Dopo un terzo episodio dal tono stanco e con la capacità di uccidere le aspettative rovinando in parte il bel lavoro della prima coppia di episodi che promettevano, seducevano ma ci hanno lasciati proprio in quel momento in cui sarebbe stato più che opportuno accelerare in termini qualitativi, eccoci giunti a metà del nostro breve e intenso (?) percorso, con Ripe, una quarta puntata in grado forse di riaprire qualche spiraglio. Forse.

Il punto della situazione

Amma a quanto pare è abbastanza simile alla madre per quanto riguarda il lato manipolatore (che si diverta ad provocare e adescare è fuori discussione), e sufficientemente sveglia da scusarsi, fingendo sincera contrizione, con la sorella dopo la scenata di fronte a Willis. Quest’ultimo come era lecito aspettarsi si avvicina a Camille, con la quale scambia informazioni, ricordi fondamentali e da ultimo, effusioni. Dalla loro chiacchierata boschiva veniamo a scoprire qualcosa in più sul passato della giornalista, andando a prima del funerale mostratoci nella seconda puntata e ai truculenti misfatti della Wind Gap degli anni ’90, il cui epicentro simbolico (e non solo) è un capanno degli attrezzi in mezzo al nulla. Nel frattanto il clima in città si fa sempre più nervoso e Adora scopre le carte, rivelando un potere fattivo sull’andamento della città molto più vasto di quanto non si potesse presagire.

La miniserie

Sharp objects ormai non decolla, c’è poco da fare, anzi, rimesta nei suoi lati negativi, che sapientemente aveva saputo celare nei primi atti, per andare a ripescare uno a uno tutti i cliché del caso. Emblematico è il rapporto tra Willis e Camille, così come l’avanzare a passi regolari verso i misteri e i demoni del passato lascia intravedere sempre più banalità, districando la narrazione lungo i binari della peggio favoletta proibita per casalinghe di Voghera, a cavallo tra sessualità turbolenta e rimpianti adolescenziali. Un capanno isolato fa da sfondo a queste storie di feste orgiastiche che nella loro reiterata voglia d’apparire scabrose si confermano solo che noiose, ben adatta alle fantasie d’evasione dell’idealtipo che doveva costituire il pubblico del libro originare. Spesso da opere mediocri si sono tratte rielaborazioni di livello in campo tanto cinematografico che televisivo, sfruttando il medium diverso; questo non è francamente il caso, da libro da leggere sotto l’ombrellone si passa a una miniserie commerciale per intrattenere il pubblico tra il pranzo e l’attesa per evitare la congestione prima di tuffarsi. La chimica tra i due personaggi è gestita per bozze, frammenti di confidenze intime stucchevoli – il poliziotto che vuole catturare “gli animali veri: gli uomini che fanno queste cose”, per quanto lo si possa ammantare di retroscena oscuri e glorificazioni registiche sconfina nel trash.

D’altro canto un minimo di livello lo assicurano l’interpretazione di Patricia Clarkson nel ruolo di una Adora sempre più centrale (fa licenziare uno dei sospettati, ovvero John, il fratello di Natalie Keene, la seconda vittima, al fine evitare che gli animi si scaldino eccessivamente, e al contempo organizza la solita sagra di paese, che inevitabilmente diverrà il fulcro della vicenda, a mo’ di panem et circenses), capace di instaurare una sorta di dittatura psicologico-morale dimostrando di aver in pugno persino lo sceriffo, per non parlare del marito-figurina visto dalla bionda matriarca come poco più che un animale domestico. Nel gioco ipocrita di finte amicizie dove ognuno cerca di gabbare il prossimo – Camille, nella sola tra le sue linee di dialogo che non sembra scritta dagli sceneggiatori di Boris evidenzia come siano i segreti la vera merce di Wind Gap – un ruolo importante sembra dover investire il personaggio di Jackie, il classico e dozzinale mentore anticonvenzionale e sopra le righe sempre a margine delle dinamiche dall’aria snob: ebbene, servirà il suo contributo, anche se funzionalmente già prescritto (spoiler: sarà un segreto di Adora).

Insomma, la puntata in questione è blanda come la precedente e in più ci offre poco dal punto di vista strettamente tecnico, si salva verso il finale con un montaggio tanto delicato quanto serrato che ci mostra per inferenza il torbidume del passato di Camille associandolo a quello che sembra il breaking point per più di un personaggio. Tutto questo mentre la macchia di sangue ripulita dalla perdutissima fidanzata di John, Ashleigh, non basta a spingerci a pensare che questi sia realmente coinvolto, sembra solo un tentativo di distrazione dello spettatore mal riuscito: primo, dovrebbe essere meno esplicito, secondo, anche i sassi hanno capito che la questione concerne la coppia Adora-Amma. Complessivamente Ripe è un episodio scarso, buono per i panfagisti a cui piace fingere di essere di bocca buona, come i maiali di Wind Gap che metaforicamente sottolineano come la struttura fondante della società affoghi negli escrementi. La settimana prossima avremo necessariamente un’altro episodio interlocutorio, che diluirà, precisandole e contestualizzandole, le “rivelazioni” di quest’ultima parte per meglio prepararci a un rush finale che si spera di più alto livello.

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