A seguito della conversazione col produttore Chris Meledandri in occasione del Tributo Speciale della Biennale di Venezia, i presenti in Sala Giardino hanno avuto la fortuna di assistere alla proiezione in anteprima dei primi venti minuti – più un’altra breve sequenza – di Sing, ultimo film della Illumination Entertainment, lo studio di cui Meledandri è fondatore.
Scritto e diretto da Garth Jennings a partire da un’idea originale di Meledandri, Sing è la storia del koala Buster Moon, un impresario teatrale in una città di animali antropomorfi che indice una competizione canora allo scopo di risollevare le sorti del suo stabile. A causa di una svista il premio messo in palio è assai più alto della somma di cui Buster dispone, ma quest’ultimo si guarderà bene dal confessare l’errore.
In attesa di poter visionare il lungometraggio completo a partire dal 26 Gennaio, per ora possiamo dire che Sing sarà con tutta probabilità un musical animato, come si evince dal titolo. Nel solco della tradizione di questo genere, i personaggi aspirano a diventare qualcuno abbandonando il loro stile di vita che non li rappresenta: la porcellina Rosita è una casalinga, l’elefantessa Meena un’adolescente timida, il gorilla Johnny un criminale da quattro soldi, e via dicendo.
Il film non perde tempo e prende da subito per mano lo spettatore catapultandolo in rapida successione nelle abitazioni dei personaggi principali, passando di quartiere in quartiere con una regia frenetica che ricorda in alcuni frangenti il cinema d’azione. Musicalmente, i gusti dei più giovani saranno pienamente soddisfatti dal repertorio sfoggiato dai partecipanti alla gara, i quali improvviseranno brani e coreografie di Katy Perry o Lady Gaga con le voci dei famosissimi attori che si sono prestati al doppiaggio.
Partendo un po’ dagli stessi presupposti di Zootrpolis di Byron Howard, anche la Illumination Entertainment sembra aver voluto cimentarsi nel cinema d’animazione di genere per ragazzi: un’intuizione non da poco e che forse rappresenterà l’occasione per una effettiva rinascita di questo tipo di cinema, in cui la concorrenza spietata costringe spesso ad accantonare l’originalità.
A proposito di Sing Meledandri ha detto: «Ho pensato tanto a come Sing avrebbe dovuto essere, volevo creare uno show dentro lo show. Buster Moon è il rappresentante ideale di questo mondo dello spettacolo: in lui permane una grande quantità di ottimismo –o di illusioni, se ritenete– che alimenta la sua speranza di diventare il migliore nel suo campo». Dispiace solo che per sapere come andrà a finire dovremo aspettare oltre l’anno nuovo.