“Un pensiero può essere più reale, più vero, di un’azione. Puoi dire qualunque cosa, fare qualunque cosa, ma non puoi fingere un pensiero”.

È una delle riflessioni cui si lascia andare una studentessa, giovane donna (Jessie Buckley, non viene mai chiamata per nome), dai molti interessi e dalle tormentante domande interiori.
Da sei settimane esce con Jake (Jesse Plemons), un bravo ragazzo, per ragioni che ora non sono nemmeno molto chiare.
Non per nulla ogni suo pensiero inizia con “sto pensando di finirla qui”, “finirla” con Jake, perché si è resa conto che non c’è futuro.

Quando il film inizia, i due sono in macchina, Natale è passato da un po’; stanno viaggiando sotto un cielo che promette o minaccia gelo, verso la sperduta fattoria dei genitori di lui. Mentre ascoltano musica country e lui parla del più e del meno, lei si arrovella sull’amore, sul futuro, sul senso della vita insieme, sulla convinzione di non voler presentare Jake ai suoi.

Arrivati a destinazione, l’accoglienza è glaciale, la stalla con gli animali ha un aspetto raccapricciante e i genitori del ragazzo (Thewlis, Colette) sono due persone che generano lugubri energie.

Quella che sembrava una storia alla Richard Linklater, di pensieri e parole sul cosa, sul come e sul perché, si rivela essere per lo spettatore un incubo, spesso inquietante, mentre la protagonista resta assorta nel suo mondo in un viaggio non cronologico tra presente e futuro. Perché quelli che sono i suoi punti fermi sulla coppia e sulla vita di coppia, le si presentano sotto gli occhi in tutte le sue ossessioni.

Sto pensando di finirla qui è tragicommedia surreale e inquietante divisa in 3 atti: il viaggio verso la fattoria, la cena a casa dei genitori di Jake, il ritorno verso casa.

Lo sceneggiatore e regista Charlie Kaufman adatta per il grande schermo l’omonimo romanzo (edito in Italia da Rizzoli) scritto dal canadese Iain Reid.

Con tutta la contaminazione di generi e il citazionismo di cui Kaufman è – abilmente – capace (Se mi lasci ti cancello, Synecdoche, New York, Confessioni di una mente pericolosa, Essere John Malkovich), rende il libro di Reid, già originale di suo,  “kaufmaniano” nel senso che Sto pensando di finirla qui è uno dei film meno convenzionali visti negli ultimi tempi.

Disponibile su Netflix dal 4 settembreSto pensando di finira qui è uno stato d’animo, bizzarro e triste, messo in scena con attori eccezionali, che gravitano intorno all’interpretazione – perfetta per la parte – di Jessie Buckley.
Kaufman sa bene che mentre il pubblico si sta chiedendo dove vuole “andare a parare” con questo film pieno di stranezze, lo ha già in pugno.

Il mondo raffigurato da Kaufman in questo film è un enigma celebrare che gioca con il tempo sul bordo dell’infelicità. Sa essere toccante, tra falso e reale, tra farsa e verità, nella sua follia allusiva e nei suoi barlumi filosofici.

Un grattacapo eccentrico che ti conquista senza che tu te ne renda conto.