Steve (Anthony Mackie) e Dennis (Jamie Dornan)  sono due paramedici di NEW Orleans, condividono il lavoro, ma anche una profonda amicizia. Chiamati per un soccorso, durante la notte, si trovano davanti una scena di morte raccapricciante. Sarà la prima di una serie di morti violente.

Steve scopre che dietro questi delitti, inflitti o autoinflitti, c’è una nuova sostanza stupefacente, non ancora dichiarata illegale. Synchronic, questo il nome, provoca bizzarre e pericolose allucinazioni.

Dopo questa premessa, sì era una premessa piuttosto ingarbugliata, il film prende due strade. Quella meno battuta dalla regia é la scomparsa misteriosa di Brianna (Ally Ioannides), figlia di Dennis. L’altra, su cui si concentra la narrativa, é il tumore al cervello di Steve. Tra una radioterapia e l’altra Steve viene a conoscenza di questa droga sintetica e cerca di comprarne il più possibile per toglierle dal mercato. Una sera, mentre guarda la TV, istintivamente ne assume una. L’esperienza vissuta ha qualcosa di incredibile le: un viaggio nel tempo, dalla durata di 7 minuti.

Scoprirà che la destinazione non è sempre la stessa. I luoghi sono quasi sempre pericolosi e ha solo 7 minuti di tempo per tornare indietro prima di restare intrappolato. Ovviamente il tumore al cervello influisce su queste sue esperienze, ma deve sospendere le cure.

Le due strade intraprese dai registi si riuniscono. Steve scopre che Brianna ha assunto il synchronic e di sicuro di trova bloccata da qualche parte. Per questo Steve deve sospendere le cure, per riuscire a godere appieno delle allucinazioni e del viaggio spazio temporale e riportare indietro Brianna.

Horror blando all’inizio, fantascienza troppo convinta nel mezzo, fantasy ridicolo alla fine. Al loro terzo film i registi Benson e Moorhead mischiano troppo le carte in tavola. Lo spettatore si sente un po’ imbrogliato da una storia che sulla carta prometteva un lavoro originale. Invece si trova di fronte a una storia sgangherata e improbabile.