“A Simple Life” di Ann Hui

Dedizione e amore

Venezia 68. Concorso
Ispirato a una storia vera: a 13 anni Ah Tao lascia l’indigente famiglia e dalla Cina continentale si sposta a Hong Kong per lavorare come domestica nell’abbiente famiglia Leung. Più di 60 anni dopo la donna si prende ancora cura dell’ultimo membro della famiglia rimasto in casa, Roger, un produttore cinematografico di successo.

La vita della strana coppia prende una piega inaspettata quando Ah Tao viene colpita da un infarto. La donna chiede espressamente di essere sistemata in una casa di riposo: qualsiasi cosa pur di non arrecare troppo disturbo a Roger. Quest’ultimo, d’altro canto, decide di dedicare parte della propria vita a restituire tutto l’affetto e la cura che Ah Tao gli ha riservato, sceglie di rendere gli ultimi momenti terreni della donna il più felici e appaganti possibile. Nasce una nuova forma di convivenza tra i due, che si presentano al resto del mondo come madrina e figlioccio. Roger traghetta l’amata domestica verso il suo destino con la stessa sensibilità e attenzione e dolcezza che Ah Tao ha sempre dimostrato nei confronti degli altri.

Come Poetry, diversamente da Poetry. Così come, per certi aspetti, gli incredibili film di Ann Hui e del coreano Lee Chang-dong si rimandano l’un l’altro, per altri differiscono nettamente. Eppure di entrambi è impossibile non apprezzare, commossi, la levità e la semplicità dello sguardo su donne in là con gli anni ma ancora con molto da insegnare e da lasciare in eredità.

In larga parte il lavoro di Ann Hui – autrice fondamentale nella Storia della New Wave del cinema di Hong Kong, al pari di registi più conosciuti come Patrick Tam e Tsui Hark – è più estremo, pur non essendo caratterizzato dalla stessa “ostilità” di fruizione, rispetto a quello di Lee. La linea narrativa di A Simple Life, infatti, è volutamente minima, priva di enfasi, scarna, di un’eponima semplicità. Tutto quello che non insegnerebbero alla vostra normale scuola di sceneggiatura. Tutto quello che, in realtà, serve a fare un grande film se dietro la macchina da presa c’è un’autrice sensibile e intelligente e davanti ci sono due attori – l’Überstar Andy Lau alle prese con una rarissima incursione in un cinema di nicchia e la bravissima Deannie Yip, anche’ella complice del nuovo corso del cinema hongkonghese all’inizio degli anni 80 – affiatati e perfettamente calati nella parte.

La semplicità non banale della narrazione fa il paio con quella della messa in scena. Lo sguardo di Hui non scade mai nel patetico (ricordiamo che la vicenda è ispirata a una storia vera) lasciando spalancate allo spettatore le porte di una condivisione empatica raramente espressa in maniera così potente nel cinema di nuovo millennio. È uno sguardo, quello della Hui, che è contemporaneamente etico, morale, sociale e politico pur non decidendo di ostentare nessuna di queste caratteristiche. È uno sguardo che sa essere, prima di tutto, dolce e umano, divertente e commovente, amorevole. Un cinema fatto di piccole, piccolissime cose; di, per così dire, dettagli enormi.

Titolo originale: Tao Jie
Nazione: Hong Kong
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 117
Regia: Ann Hui
Cast: Andy Lau, Deannie Yip, Anthony Wong, Tsui Hark, Sammo Hung, Chapman To
Produttore: Lee Yan Lam
Distribuzione: Distribution Workshop
Data di uscita: Venezia 2011