Una commedia scanzonata che riesce – già fin dal sottile sottinteso del titolo – a far sorridere su temi come il razzismo e la mafia.
Khalid (impersonato dallo stesso Derrick B. Harden) è un giovane uomo afroamericano che, per una serie di vicende (anche quelle tragicomiche) si trova in un paesino bulgaro sul Mar Nero, senza soldi né documenti. “Un rifugiato americano?”, si chiede sorpresa una donna, “No, un turista”, risponde con sussiego l’altra.
Sfaccendato era in patria e tale resta in questo forzato esilio, anche a causa delle difficoltà che trova in quella società chiusa e povera, dove lui è l’unico nero che si sia mai visto. La mafia locale lo vorrebbe ridurre a fare lavori umili che lui rifiuta: “In tutti la storia dei negri nessuno è mai stato obbligato a raccogliere merda con le mani”.
Ma alla fine, grazie alla sua generosità, alla sua innata cordialità e alle qualità che finalmente emergono, quelle sportive, canore, culinarie (e forse amatorie), riesce ad affascinare e a farsi apprezzare dai locali e a trovare un posto in quel mondo lontano e diverso dal suo.
Suggestiva la scena in spiaggia (“Non ho bisogno di abbronzarmi!”, dice Khalid) dove poi tutti si ricoprono del nero fango terapeutico del mare, che rende la pelle dei bianchi scura come la sua. Ma dura un attimo: presto tutti si tuffano in mare e lui ritorna a essere l’unico con la pelle nera. E certamente con il fisico più statuario.
I registi Crystal Moselle (San Francisco, 1980) e Derrick B. Harden (Brooklyn, ?) sono alla loro prima attività insieme. Moselle è diplomata alla Scuola di Arti visive di New York e ha debuttato nel 2010 con il lungometraggio The Wolfpack. Harden è musicista, rapper e regista.
Questa commedia completamente improvvisata (“un pesce fuori dell’acqua” è stata definita dalla rivista metrograph.com) partecipa al concorso per lungometraggi di finzione del 42° Torino Film Festival; 22- 30 novembre 2024.