“Mi fanno pena coloro che non si ricordano più dell’Olocausto e abbandonano Israele per un budino” – ebbe a dire nel 2014 Yair Shamir, allora ministro dell’Agricoltura israeliano. Si riferiva alla così detta “Milky protest”, esplosa sui social, dove “Milky”, la marca di dessert più diffusa in Israele, rappresentava l’esempio del “caro – vita” in Israele rispetto alla Germania, dove un analogo prodotto costava meno di un terzo e verso dove molti israeliani iniziavano a emigrare.

I tanti giovani che lasciano oggi la “terra del latte e del miele”, però, non lo fanno solo per aggirare l’aumento del costo della vita. Ma allora chi sono, da dove arrivano, che cosa pensano, che cosa chiedono, dove vogliono andare i giovani israeliani di oggi? Su questi temi un progetto, condotto tra decine di giovani e meno giovani israeliani di Germania, è partito da ben 60 interviste per approdare al palcoscenico, grazie all’impegno di Mica Dvir, Renen Itzhaki e Shlomi Moto Wagner. Ricercatori e poi anche interpreti dei personaggi intervistati, hanno tradotto in una rappresentazione quelle storie di vite. Vite di israeliani ciascuno con un diverso passato e una diversa origine, spesso con nessun legame familiare diretto con vittime dell’Olocausto.

Le testimonianze resa dagli intervistati fanno comprendere come certo, quella è stata una pagina atroce della Storia dell’umanità, ma il dovere del ricordo è un peso eccessivo per giovani che non chiedono altro che di poter guardare avanti e di sentirsi uguali a tutti gli altri giovani del mondo, di essere persone come ogni altra, che si caratterizzano per quello che sono e non per essere presunti rappresentanti individuali della coscienza collettiva di un intero popolo.

Un popolo che è per definizione cittadino del mondo: ogni testimonianza racconta di avi con provenienze intrecciate da ogni parte della terra. Radici espanse che faticano a rinchiudersi negli stretti confini di Israele, un piccolo Stato, oggi sempre più conservatore sia nella politica sia nella società, dove non si sentono più rappresentati, o non si sono mai sentiti.
Questo spettacolo teatrale itinerante, supportato dal Ministero tedesco della Cultura, dalla Fondazione Szloma Albam di Berlino e dall’Osservatorio sulle Migrazioni KIgA, è testimonianza chiara e diretta di un fenomeno che per molti aspetti ribalta vecchie convinzioni e antichi e nuovi pregiudizi.