Prima attrice asiatica a essere insignita del Premio Marcello Mastroianni alla miglior attrice emergente a Venezia59 per Oasis (2002) di Lee Chang-dong e per i ruoli in alcuni dei film più memorabili del cinema coreano contemporaneo – tra i più recenti ricordiamo In another country (2012) di Hong Sang-soo –, Moon So-ri passa per la prima volta dietro la macchina da presa per dirigere un’opera autoironica ma lucida sugli alti e bassi della sua vita professionale, conseguendo un risultato che purtroppo non riesce a fare altro che strappare qualche genuina risata.
Commedia in tre atti in cui Moon So-ri interpreta se stessa spalleggiata da nomi grandi e piccoli della scena attoriale odierna, The running actress ci porta prima su una montagna, dove l’incontro casuale tra Moon e amiche con il produttore Won Dong-yeon – dal quale attende disperatamente una parte – si traduce infine in una imbarazzante bevuta con i colleghi di lui che la canzonano per la sua bellezza sfiorita. Abbiamo quindi una serie di episodi che condensano la tipica settimana dell’attrice, la quale esasperata esce dalla sua auto mettendosi a correre forsennatamente – da qui il titolo. Infine la nostra eroina attenderà un servizio funebre di un non ben precisato regista – non proprio un grande autore comunque da quel che traspare dalle sue parole –, dove avrà modo di scontrarsi con un vecchio collega e una giovane attrice opportunista.
Frutto dell’unione di tre corti realizzati durante un master in regia cinematografica presso la Chung-Ang University, la stessa Moon era scettica dinanzi all’opportunità di assemblarli in un film full length, e tale scetticismo permane, se non nella regista, certamente in colui che guarda. Gli episodi appartengono a un medesimo microcosmo di affetti e figure professionali ma è evidente la mancanza di un filo rosso e, più in generale, di un’istanza narrante ben definita.
Incredibilmente autoreferenziale, The running actress punta tutto sulla qualità del comparto attoriale per regalare degli spaccati realistici in grado di divertire e far riflettere sulle regole dello star system: soprattutto per le donne, l’aspetto fisico sembra venire prima del talento e questo può pregiudicare non solo il lavoro in senso stretto ma anche il rapporto con la società, abituata a una certa immagine derivata dal grande schermo e che esige dalla diva il rispetto della stessa anche nella realtà.
Dal momento che si tratta di scene di vita quotidiana, la macchina da presa è lasciata quasi sempre a riposo, fissa all’altezza del piano dei numerosi tavoli cui la protagonista siede – tanto che pare che i tavoli siano i veri protagonisti del film –, con qualche raro long shot e diffusi campo-controcampo per i dibattiti più accesi.
Nonostante la qualità delle maestranze coinvolte, The running actress risulta una pellicola estremamente anonima e celebrativa, che difficilmente si ricorderebbe una volta usciti dalla sala non si trattasse dell’esordio alla regia della grande Moon So-ri. Se per assurdo il film non portasse la sua firma, probabilmente nessuno lo riterrebbe degno di nota. Era però lecito aspettarsi molto di più da una delle dive predilette dei grandi autori del suo Paese, da sempre legata a doppio filo al cinema d’arte. E meglio non arrischiarsi a disquisire se The running actress possa essere considerato arte o meno.