L’11enne Tori (un magnetico e insuperabile Pablo Schils) e la 16enne Lokita (Joely Mbundu) vivono in un centro di accoglienza in un quartiere di Podunk vicino a Liegi e Condroz, in Belgio. Si sono conosciuti sul barcone che dall’Africa li ha portati in Europa, prima in Italia e poi al Nord. Hanno deciso di dichiarare di essere fratello e sorella, per restare insieme. Il loro piano è che Lokita riesca a fare un corso per diventare domestica, prendere in affitto un appartamento dove vivere insieme. Nel frattempo hanno bisogno di guadagnare soldi da mandare alle famiglie, ma ci sono da coprire anche i debiti che hanno verso l’organizzazione (criminale) che li ha fatti arrivare lì. Ma i funzionari dell’ufficio immigrazione belga non credono che lei e Tori siano fratelli, e negano a Lokita i documenti necessari.
Insieme, uniti, si sentono invincibili anche quando si tratta di fare da corrieri della droga per conto di un boss locale che lavora come chef. È quest’ultimo che offre una scorciatoia illegale a Lokita quando il governo le nega il permesso di soggiorno.
La ragazza riesce ad affrontare la situazione grazie alla solerzia infaticabile di Tori.
“Il nostro più grande desiderio è che alla fine del film il pubblico, che avrà provato una profonda empatia per questi due giovani esiliati e per la loro amicizia, provi anche un senso di rivolta contro l’ingiustizia che regna nella nostra società” hanno detto Jean-Pierre e Luc Dardenne.
Presentato in concorso al Festival di Cannes e vincitore del Premio Speciale per il 75° anniversario i fratelli Dardenne (vincitori di due Palme d’oro per “Rosetta” nel 1999 e per “L’enfant – Una storia d’amore” nel 2005) in 88 inesorabili e ansiosi minuti raccontano una tragedia dando vita alla storia quasi in medias res (il dramma è già in corso, a poco a poco con indizi mirati Tori e Lokita raccontano dettagli fondamentali del passato e di come si sono trovati nel momento presente), forse la più disperata della loro filmografia, di persone ai margini della società.
Tori e Lokita genera un’apprensione nello spettatore che si agiterà sulla poltroncina del cinema in preda a uno stato di impotenza di fronte alle vicende di questi due ragazzi.
La capacità di sintesi, il realismo messo in un movimento sobrio e tagliente dalla macchina da presa dei Dardenne lasciano senza fiato. Da che parte stanno i due registi? Sarà Tori la loro voce.
La burocrazia, e le leggi di un Paese, dettate da chi sta in alto e spesso avulso dalla pratica quotidiana, e applicate da chi non ha altri strumenti che la lettera della legge, sono raccontate attraverso la parabola di Tori e Lokita con una lucidità di indagine senza retorica in questo dramma-documentario necessariamente, inevitabilmente politico dei Dardenne.
Una delle scene più toccanti di questo film è all’inizio, in un locale (lo stesso dove lavora lo chef/spacciatore) Tori e Lokita ogni tanto danno il via al karaoke, lo fanno cantando un brano che una signora italiana ha insegnato loro quando sono sbarcati in Sicilia.
Alla Fiera dell’Est di Angelo Branduardi.
Superato lo stupore iniziale per come i due attori intonino alla perfezione questa canzone dolce, si riflette sul significato della malinconia della filastrocca a matrioska dove progressivamente compare un predatore più grande che fa fuori quello più piccolo. Storia di Tori e Lokita.
Non perdete questo film.