Transparent – Stagione 2

La famiglia prima di tutto

Quello delle produzioni televisive online è ormai un settore sviluppato al punto che ad oggi ci troviamo di fronte non solo a serie tv distribuite esclusivamente su piattaforme streaming, ma addirittura a prodotti che vantano una seconda, terza o quarta stagione. È questo il caso di Transparent, fortunata serie tv americana la cui seconda stagione è stata distribuita questo inverno sulla piattaforma streaming di Amazon.com.

Al di là del mezzo di distribuzione, la serie mostrava una certa originalità anche nei contenuti, distinguendosi tra i prodotti a tema LGBT per un taglio tanto leggero quanto profondo. Varrà anche per la seconda stagione? Gli avvenimenti si svolgono nei giorni immediatamente successivi a quelli del finale della prima stagione: tutti i grandi cambiamenti che hanno stravolto la famiglia Pfefferman adesso sembrano stabilizzarsi, con Sarah e Tammy sul punto di sposarsi, Josh e la rabbina Raquel che fanno ormai coppia fissa, resi sempre più simili ad una famiglia dalla presenza del figlio ritrovato di lui, Colton, e Maura Pfefferman (nata Morton) sempre più avanti nel suo percorso di trasformazione. Tutta questa stabilità sembra però stare stretta ai Pfefferman, che già dal primo episodio cominceranno a cambiare idea e a pentirsi di decisioni importanti intraprese nella prima stagione, chi su temi più tranquilli, chi su argomenti decisamente rilevanti.

A caratterizzare tutta la seconda stagione quindi è proprio questo clima di pentimento e rimpianto, questa sorta di moto inverso a quello che ha portato la famiglia più unita e più disfunzionale di Los Angeles a prendere decisioni importanti, che vanno dal percorso di trasformazione di Maura (che in questa stagione acquisisce finalmente un po’ di spazio in più) alle avventure sentimentali degli altri personaggi, tra famiglie che si disfano e altre che si creano quasi dal nulla. Usando la prima stagione come confronto, forse, la seconda appare quasi deludente, non dal punto di vista della qualità degli episodi, ma piuttosto per via della brutale delicatezza con cui Jill Soloway, autrice e regista della maggior parte degli episodi, smonta ad arte tutte le aspettative e speranze cresciute negli spettatori della prima ora.

Analizzato un po’ più a fondo, tuttavia, questo meccanismo rientra perfettamente nello stile della Soloway e nello spirito della serie stessa, che fin dai primi episodi ha cercato più di ogni altro prodotto di raccontare i rapporti dei personaggi con gli altri e con se stessi nel modo più sincero e realistico possibile, realistico non tanto nelle situazioni e nei personaggi, volutamente insoliti e sopra le righe, quanto nelle loro reazioni e decisioni. Parlando principalmente di pentimenti e cambi di rotta, nella seconda stagione la Soloway completa questo percorso di analisi a tutto tondo del comportamento umano di fronte a decisioni importanti.

Certo, la fiducia e la simpatia dello spettatore nei confronti dei personaggi rischia di affievolirsi leggermente, per poi essere tuttavia riacquistata in uno dei tanti momenti drammatici all’interno di ogni episodio (come ad esempio l’incontro di Maura con sua madre), in grado di creare un’empatia tra spettatore e personaggio tale da ottenere la completa immedesimazione.

Insomma, si piange molto di più e si ride molto di meno rispetto alla prima stagione, ma allo stesso tempo si ascolta molta più musica: ad accompagnare i numerosi momenti riflessivi infatti, gli autori hanno selezionato una fitta tracklist di brani provenienti principalmente dalla scena underground e indipendente americana (che all’interno della trama è il campo di cui si occupa lo stesso Josh), dall’ambient all’elettronica, a commento di ogni scena, affiancati da una regia sempre meno televisiva e scolastica, che predilige invece primi piani, soggettive e dettagli (in particolare negli episodi diretti dalla stessa Soloway, uno su tutti Cherry Blossoms), il tutto ad aumentare il pathos che già domina per quasi tutta la stagione.

In conclusione, Transparent si riconferma una serie interessante e diversa da qualsiasi prodotto che tratti gli stessi temi, seppur presentando delle differenze tra la prima e la seconda stagione che potrebbero far storcere il naso ai fan della prima ora, con toni più tendenti al dramma e all’introspezione.