Si svolgerà questa sera al Cinema Dante di Mestre, dalle 21.00, l’ultimo appuntamento della rassegna Sopra le righe a cura di Quarta Parete, collettivo cinematografico formato da giovani cinefili e cinefile, attivo nel territorio dal 2018.

Il titolo  di chiusura sarà Un sogno chiamato Florida (The Florida Project) di Sean Baker. Presentato a Cannes nel 2017 nella sezione Quinzaine des Réalizateurs, il film di Baker posa l’attenzione sulle contraddizioni che caratterizzano la società americana contemporanea. Siamo al Magic Castle, uno dei tanti motel nei pressi di Disney World dai colori sgargianti ma dall’aspetto trasandato. Un tempo pensato per ospitare i turisti del celebre parco a tema, vediamo che ospita per lo più individui o famiglie che per l’una o l’altra ragione non possono permettersi un vero e proprio appartamento. Il punto di vista è quello della piccola Moonee, bambina di sei anni che vive con la madre giovanissima e che trascorre le sue giornate a immaginarsi una personalissima Disney World insieme agli altri bambini, contro le brutture di una vita vissuta ai margini e dove quel mondo fiabesco è vicino solo per distanza geografica.

Come per le precedenti serate, prosegue anche la collaborazione con l’UnArchive Film Fest e il Premio Cesare Zavattini, promossi da AAMOD – Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, nell’intento di dare spazio a un cinema che generalmente non si vede in sala: il cortometraggio, per di più realizzato con la tecnica del found footage. Sarà proiettato Lo Chiamavano Cargo (2019) di Marco Signoretti, romano classe 1988. Ci troviamo in Sud Italia, alla fine degli anni ‘60. Arrivano in un villaggio due forestieri: uno con una cinepresa e l’altro con una pistola. Attraversando quelle terre desolate, i due avranno un’occasione insperata per cambiare il corso della storia. 

Ricordiamo che le proiezioni saranno in lingua originale sottotitolata e che saranno seguite dal consueto momento del dibattito con il pubblico, affinché la visione dei titoli proposti non sia fine a sé stessa ma si trasformi in un dialogo collettivo, rappresentando uno spazio di riflessione e confronto.