Veneto Jazz porta Dulce Pontes alla Fenice

La tradizione popolare portoghese è tra le più originali e suggestive tra quelle nate in Europa nel corso dei secoli. Il fado, in particolare, ha una storia e un afflato assolutamente peculiari e profondamenti radicati nella cultura lusitana. Con la parola fado si intende però un genere che, in realtà, non è per nulla uniforme. A Coimbra, una delle più antiche città universitarie del Vecchio Continente, questo tipo di canto, accompagnato dalla guitarra portuguesa, è appannaggio quasi esclusivo dei giovani studenti (maschi), e riprende antiche narrazioni ‘trobadoriche’, rivisitate in tonalità maggiore e riproposte in un clima sonoro dalle risonanze epiche. A Lisbona, invece, questo ‘racconto del destino’ (ma fado ha implicazioni assai superiori al mero concetto di fato) risplende della saudade, vero e proprio tratto distintivo del popolo portoghese, intraducibile nell’endiadi che riassume i concetti – troppo spesso sovrapposti – di malinconia e nostalgia. Qui il tono minore dilaga, le storie cantate trattano il più delle volte abbandoni, sofferenze legate al cuore, costrizioni sociali che portano alla separazione degli amanti, ma anche dolenti note di vita da bassifondi, tra borghi dove impera la povertà e vicende e miserie da taverna, in quell’enorme porto che Lisbona rappresenta, pur non affacciandosi direttamente al mare. Molti sono gli interpreti celebri e di queste sonorità, che decantano con tinte struggenti i luoghi di una terra che è posta alla fine dell’Occidente. Ma l’esponente massima (pur in compagnia di moltissimi altri miti della saudade) è Amália Rodrigues, insieme a Pessoa una delle icone portoghesi riconosciute nel mondo (in città esiste addirittura uno straordinario, se pur piccolo, Museo del Fado, dove la cantante ricopre un ruolo di assoluta preminenza).

Tante sono state le riletture di questo vastissimo repertorio folclorico (basti citare la magnifica personalità di Mariza, incarnazione vivente delle pulsioni contraddittorie e archetipiche che questa musica richiama). Ma sicuramente Dulce Pontes (1969) è l’interprete più autorevole e genuina del filone, e lo è – paradossalmente – perché è impossibile ricondurla tout court al fado: l’artista, tra le più apprezzate a livello mondiale, nel suo stile eclettico mescola infatti l’antica tradizione di fine Ottocento – rappresentata dalla Rodrigues – e ‘contaminazioni’ jazz, pop, perfino rock. Una world music con baricentro lisboeta, portata avanti con convinzione sin dai primi dischi, da Lagrimas (1993) a O primeiro Canto (1999), per poi cimentarsi con le colonne sonore di Ennio Morricone, che la chiamò a cantarle in un disco storico come Momentos. Dopo aver collaborato con artisti come, tra gli altri, Cesária Évora, Caetano Veloso, Marisa Monte, Carlos Nuñez, Andrea Bocelli, Paulo de Carvalho, e dopo aver utilizzato lingue e dialetti anche molto lontani dal suo, ora ritorna alle origini in un tour spiccatamente ‘portoghese’, che vede la sua unica data italiana il 21 dicembre al Teatro La Fenice, in un concerto organizzato da Veneto Jazz (unica data italiana). Insomma, un concerto assolutamente da non perdere, anche grazie ai musicisti che la coadiuveranno sul palco: Daniel Casares alla chitarra, Marta Pereira Da Costa alla chitarra portoghese, Davide Zaccaria al violoncello, Amadeu Magalhaes agli strumenti popolari, Paulo Silva alle percussioni, Juan Carlos Cambas al piano. Per informazioni: www.venetojazz.com; jazz@venetojazz.com.