“I called him Morgan” di Kasper Collin

I didn't like Lee

I called him Morgan è il secondo documentario di Kasper Collin, presentato alla 73esima Mostra del Cinema di Venezia nella sezione “Fuori concorso”.

I called him Morgan è il ritorno dopo dieci anni di Kasper Collin alla regia, dopo My name is Albert Ayler, altra opera di argomento musicale. In particolare il film si concentra sul ricostruire essenzialmente le vite del famoso trombettista jazz Lee Morgan e della sua moglie e assassina Helen.

Come di consueto, con questo genere di documentario che scava alla ricerca di particolari sconosciuti per dare uno sguardo nuovo su una vicenda ormai lontana decenni, gran parte della storia viene ricostruita grazie alle interviste concesse dagli amici e colleghi della coppia e da filmati di repertorio.

Quello che rende I called him Morgan appetibile e interessante per tutti è il breve riassunto delle vite dei due prima di incontrarsi. Si hanno sprazzi della gioventù campagnola di Helen e di quella piena di rispetto e successo di Lee, fino alla crescita della prima (la rinuncia ai primi figli, il primo vedovato) e alla caduta del secondo (l’eroina). Dunque la prima parte del film è abbastanza semplice, come un qualsiasi documentario farebbe in un caso del genere per allargare il proprio pubblico.

Quello che rende veramente particolare la seconda opera di Collin è l’uso di una registrazione di repertorio inedita. Un amico e insegnate di Helen ha messo a disposizione le cassette di un’intervista che lei gli concesse dopo il fatto, e la maggior parte della narrazione è strutturata su di esse. La voce narrante e colpevole di Helen ci racconta delle prime esperienze con il marito (il loro rapporto inizialmente di natura madre-figlio) fino al tradimento di lui e al conseguente omicidio.

Collin usa queste parole con sapienza, interrompendole di rado con i video delle interviste e accompagnandole con foto di repertorio, senza interrompere il flusso narrativo che riesce a tenere benissimo la tensione per l’abbondante ora e mezza. Non vengono lanciati giudizi affrettati sulle persone in questione, ma Collin fornisce entrambi i punti di vista allo spettatore in modo da concedergli una versione scevra da preconcetti e permettendo agli intervistati di esprimersi senza riserve.

In conclusione, I called him Morgan è un documentario di stampo classico che non ha né particolati meriti né infamie, ma porta a termine il suo scopo generando interesse nel pubblico nel raccontare una storia culminata in tragedia con un sincero interesse per la vicenda in sè e un genuino desiderio di informare a riguardo.

Titolo originale: I called him Morgan
Nazione: USA
Anno: 2016
Genere: Documentario
Durata: 92′
Regia: Kasper Collin

Cast: /

Data di uscita: Venezia 2016

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