Giornate degli Autori 2015
L’opera prima di fiction di Carlo Lavagna, giovane regista con alle spalle un documentario su giovani dei ghetti di New York e una puntata speciale di un reality, si presenta come un lavoro molto semplice, tanto nella forma quanto nei contenuti.
Arianna è una ragazza di diciannove anni preoccupata per il proprio corpo, in particolare per quanto riguarda la sfera sessuale: il seno le cresce poco e solamente grazie a una terapia ormonale, inoltre deve ancora avere il primo ciclo mestruale. Le vacanze estive, trascorse presso una villetta sul lago di Bolsena, saranno per Arianna l’occasione per confrontarsi con la cugina Celeste (più giovane ma molto più femminile di lei), il che la spingerà verso un ulteriore confronto, quello con la propria sessualità.
La pellicola si concentra quasi esclusivamente sulla psicologia della protagonista, una ragazza che vive nell’incertezza e con una perenne sensazione di oppressione, da cui non riesce a liberarsi, né tramite incontri con altre ragazze che sembrano avere problemi simili, né parlandone con i genitori. La comunicazione tra Arianna e il padre in particolare sembra sempre essere ostacolata da quest’ultimo, che fa finta di non vedere i problemi, e che insiste nel non voler concedere alla figlia il parere di un secondo ginecologo. Tutto ciò per preservare il castello di bugie che da sedici anni è stato costruito attorno ad Arianna. Lei è infatti un ermafrodita: la cicatrice da operazione che ha sul pube non è dovuta a un’ernia ma a un’evirazione, e la mancanza del ciclo non è causata da un’infezione, ma è un comportamento fisiologico del suo corpo.
Il tema trattato non è quindi particolarmente originale, ma Carlo Lavagna, nonostante ciò e una regia molto scolastica nella scelta delle inquadrature (molto spesso a camera fissa) riesce a impreziosire la visione con numerosi giochi di specchi, che richiamano il rapporto di Arianna con la propria percezione di sé, e con un ampio uso del colore nella scenografia, soprattutto contrapponendo il bianco agli altri colori per sottolineare le situazioni in cui la purezza virginale di Arianna svolge un ruolo predominante o meno. Tant’è che il bianco sparisce dopo il primo e non piacevole rapporto sessuale della protagonista, il desiderio del quale sembra scaturire dall’aver spiato la cugina e il fidanzato, nel tentativo di provare quel piacere tanto discusso ma mai raggiunto.
Il bianco riapparirà soltanto alla fine, chiudendo il cerchio ed esplicando la scena iniziale, con la protagonista che riesce a comprendersi e torna a comunicare direttamente con lo spettatore, rinascendo. Un’altra nota in parte positiva, che contribuisce a rendere il film più crudo, è la rappresentazione della nudità, molto schietta e naturale, a tratti sporca e a tratti asettica, che purtroppo non viene sorretta né dalla regia, operaia e senza guizzi, né tantomeno dalla fotografia quasi imbarazzante, il che va a minare la composizione generale dell’immagine.
In conclusione, Arianna è un film che risente di una regia ancora inesperta e di un intento autoriale piuttosto debole, ma presenta qualche preziosismo inaspettato che rende la visione più piacevole e meno banale.
Titolo originale: Arianna
Nazione: Italia
Anno: 2015
Genere: Drammatico
Durata:
Regia: Carlo LavagnaCast: Ondina Quadri, Massimo Popolizio, Valentina Carnelutti
Produzione: Ring Film
Distribuzione:
Data di uscita: Venezia 2015 – Giornate degli autori