Orizzonti 2015
Buona parte dei film presentati nella sezione “Orizzonti” del festival veneziano sono opere prime, ma Vetri Maaran è già alla sua terza regia (ha poi scritto anche tre sceneggiature per altri suoi colleghi), e la sua esperienza si fa sentire nella categoria in cui concorre, di modo che il suo risulta il film più maturo e dosato del gruppo.
Pandi, Murugan, Kumar e il giovane Afsal sono quattro immigrati tamil che vivono in una regione dell’India a maggioranza telugu. Fuggiti dalla povertà, ora tutti e quattro hanno trovato un impiego regolare anche se, non potendo di certo permettersi un affitto, si arrangiano dormendo in un parco. Un giorno vengono arrestati senza apparente motivo e portati alla centrale di polizia, dove vengono brutalmente torturati per far sì che si assumano la colpevolezza di un furto con scasso, in modo da chiudere velocemente il caso. Queste vicende li porteranno a essere coinvolti in un complotto politico ad appena sei mesi dalle elezioni.
La pellicola è tratta da una storia vera e si inscrive chiaramente nel genere del film di denuncia sociale: è basato su Lock-up, libro scritto dal corrispettivo reale del personaggio di Kamur, che racconta delle brutalità subite da lui e dai suoi compagni per costringerli a confessare.
Il film si divide essenzialmente in due parti. La prima narra dell’“interrogatorio” subito dai protagonisti, la seconda di come si sono ritrovati invischiati nel suddetto complotto e di come hanno provato a uscirne. La prima parte è l’unica vissuta in prima persona dall’autore del libro, ed è per questo motivo la più dettagliata; visivamente violenta, pone molta enfasi sui metodi della polizia corrotta e lo fa tramite una regia molta controllata, a camera fissa, riprendendo spesso i soggetti a figura intera (anche in modo da evidenziare le ferite sul corpo degli interrogati) ma evitando superflui dettagli voyeuristici e così anche la facile retorica emozionale cui spesso si presta tale genere di film. Al contempo, riprendendo a figura intera i protagonisti, il regista carica la loro immagine di maggiore violenza visiva, anche grazie al contesto cromatico in cui è inserita: una fotografia che dona agli ambienti una tonalità pastello conferisce ai primi tre quarti d’ora di film un’atmosfera ancora più cruda.
Nella seconda parte invece i fatti sono solo presunti, quindi il film acquisisce dei tratti molto più da thriller, e non presenta più come prima le caratteristiche tipiche dell’inchiesta. Maaran cambia registro con grande sapienza e passa dalla camera fissa al piano sequenza e alla camera a mano per dare dinamismo e tensione alle riprese, sostenute poi dal montaggio, adesso frenetico, mentre prima era pressoché invisibile. I protagonisti, dopo essere stati salvati in extremis, non senza una certa dose di merito personale, rientrano nel giro per ringraziare il loro salvatore e finiscono inavvertitamente coinvolti in un doppiogioco che porterà alla morte di tre di loro. Dopo aver ottenuto una seconda possibilità per riprendersi le loro vite, infatti, per eccessivo zelo finiscono per ascoltare una conversazione compromettente e le stesse persone che prima volevano sfruttarli ora cercano di incastrarli: la situazione paradossalmente è quasi uguale a quella dell’inizio.
Tutta questa perizia tecnica alza certamente il livello qualitativo, però la pellicola soffre sempre degli stessi problemi di quasi tutti i film di denuncia: anche se ben giostrato il ritmo è prevedibile e come in Beasts of No Nation (di Cary Fukunaga, altro film presentato a Venezia 72. con gli stessi punti di partenza e con gli stessi problemi) è narrativamente povero, senza guizzi di struttura e monotono in tutta la sua durata. E a questo punto sembra d’obbligo citare anche Un monstruo de mil cabezas, di Rodrigo Plà, altro film di questa edizione della Mostra che ha gli stessi punti di forza e di debolezza di Visaaranai, ma che potremmo definire una versione migliore dello stesso.
In conclusione, nel suo genere non spicca particolarmente sulla media, ma offre comunque una visione piacevole grazie all’attenzione tecnica e al finale che contrappone il destino di due personaggi oscurando allo spettatore non l’esito ma le modalità di esso.
Titolo originale: Visaaranai
Nazione: India
Anno: 2015
Genere: Drammatico
Durata: 106′
Regia: Vetri MaaranCast: Dinesh Ravi, Samuthira Kani, Murugadas Periyasamy
Data di uscita: Venezia 2015 – Orizzonti