C’è il turismo che pretende esperienze, che vuole la favola del lusso affacciata sulle meraviglie del mondo; un “compro, spendo, costruisco, espando dunque: esisto” portato all’estremo.
Ma poi c’è la Storia, la Città con le sue tradizioni e contraddizioni, che non è in grado di tenere il ritmo del capitalismo che sfrutta, a meno che non compia il peccato di svendersi, cioè snaturalizzarsi, perdendo il mito, l’eternità che la tiene in vita, diventando mortale, e quindi in grado di morire.

Dopo Molecole, documentario tanto riflessivo da essere quasi spirituale, dello scorso anno,  Andrea Segre torna alla Mostra del Cinema di Venezia con un film di fiction che affronta questioni concrete, che un po’ riguardano tutti, Venezia un po’ di più.
Welcome Venice è la storia perfetta che inaugurerà la Sala Laguna, la nuova sala delle Giornate, dedicata a Valentina Pedicini, compagna diviaggio nel cinema indipendente e documentario.

“Pietro e Alvise sono i due eredi di una famiglia di pescatori, e di una bella casa alla Giudecca, l’isola “più popolare” di Venezia. Hanno idee e un progetto di futuro completamente diverso sulla trasformazione inarrestabile che sta cambiando la vita e l’identità della Città, ma anche della sua gente.

L’impatto del turismo globale ha modificato il rapporto tra città e cittadini, tra casa e vita, tra cittadini stessi, Pietro e Alvise ne sono un esempio.
La pandemia ha aggiunto crepe alla crisi.
Pietro nonostante fatiche e solitudini, vorrebbe continuare a pescare moeche, i granchi tipici della laguna. Alvise vede invece nella loro casa di Giudecca lo strumento ideale per ripartire tentando di entrare nell’élite del potere immobiliare che governa la città.
Il loro scontro coinvolge tutta la famiglia. È uno scontro che riguarda il cittadino, la sua identità, e un mondo che corre e pretende senza guardarsi intorno”.

Scritto dal regista con Marco Pettenello, con la fotografia precisa di Leonardo Scarpa, Welcome Venice è il furore di due fratelli, lo stesso sangue, che lottano per le proprie convinzioni, chi per preservare il futuro, chi per, a detta sua, migliorarlo “Una Venezia che rischia di essere consumata dalla sua stessa bellezza e fama, una città simbolo di urgenze e cambiamenti globali che coinvolgono tutti noi, una città che ha bisogno di vite, di cittadini, di spazi, come quello di una sala cinematografica rinnovata e restituita alla città stessa. In un’epoca difficile come questa di pandemie e chiusure, sono felice che questo mio nuovo film di laguna possa aiutare a celebrare una nuova apertura, una nuova strada di dialogo tra il cinema e la città, tra il cinema e il mondo”.