Fuori Concorso
Da questa parte della città m’infilo i guanti neri, da quest’altra mando le mie figlie alla scuola cattolica e le accompagno a pattinare. Da questa parte dico che sono uno che per vivere cambia valute, da quest’altra taglio braccia e gambe. Iceman non è un gangster, e The Iceman non è un gangster movie. Lui è un hitman, un piantacoltelli tra capo e collo e il film assomiglia più a un thriller.
Se c’è una parola che va bene per Iceman, quella è “normalità”. Una medietà lo caratterizza anche nella vita criminale. Non siamo davanti alla parabola del super gangster, avido, tracotante e insaziabile, ma siamo davanti alla “manovalanza” più pura. Siamo ai ranghi bassi. Il cosiddetto “braccio armato”, è qui quello di Kuklinski, il polacco, freddo e al soldo, così come si autodescrive. Che compensa la poca ambizione con la cifra a doppio zero di cadaveri.
Nei vecchi film gangster, il puntare in alto era il preludio di una caduta rovinosa. Ma prima di cadere il mondo doveva essere loro. Per qualche minuto, anche. Giusto il tempo di schivare la pallottola che non portava il loro nome sopra.
Ma Kuklinski non è Camonte o Montana o Corleone. Kuklinski è un sottoufficiale dei clan. Fa parte di quel gruppo che nei film che siamo abituati a vedere è tra i primi a tirare le cuoia. Ma qui, Kuklinski non va a Cuba, non vuole la città, non c’è nessuna Chicago da spartire.
Qui c’è solo da comprare una casa ad Atlantic City prima che il gioco d’azzardo diventi legale e faccia schizzare alle stelle il costo di una casa. The Iceman è straordinariamente normale perchè siamo nella zona anti-gangster movie. Non c’è lo shining negli occhi che aveva Ray Liotta in Goodfellas (qui capo di un clan per nulla glamour, come lo era invece in Scorsese), non c’è nemmeno l’accanirsi sulla messa in scena degli omicidi e sulle sue brutalità (pensate a Joe Pesci in qualsiasi film), non c’è l’entrata della famiglia, diciamo così, convenzionale, nella famiglia espansa del clan (pensiamo ai Soprano o alle cene con le mogli di Goodfellas). Qui, anzi, nella testa di Iceman è tutto normale. Ed è tutto da tenere separato. Da questo lato delle strada padre e marito (quasi sempre) amorevole, benché burbero, dall’altra parte della strada veloce e glaciale “risolutore”. Il ponte tra i due mondi è l’etica che tutti i criminali si creano per attutire, ai loro stessi occhi, le loro azioni. Un codice, alla Dexter, per non perdere la testa. Nel caso di Iceman è il tropo più conosciuto: né donne né bambini.
Tratto dalla biografia The Iceman:The True Story of a Cold-Blooded Killer scritta da Anthony Bruno e dal documentario HBO del 1992 di James Thebaut The Iceman Tapes: Conversation With a Killer, il film diretto da Ariel Vremon è affidato all’interpretazione del superbo e letteralmente maestoso Michael Shannon. Iceman risulta un personaggio più da analisi che da sbarre di Trenton-New Jersey e Shannon sonda oscurità d’animo con la grazia e un volto a dir poco da brividi (ne aveva già dato prova in Revolutionary Road e per la Hbo in Boardwalk Empire). Accompagnato da Winona Ryder che, finalmente, torna al suo vecchio smalto e interpreta alla perfezione la moglie tostamente gracilissima. All’intrepretazione di Shannon e Ryder si aggiungono quelle del resto del cast tutto da lode: dal capo Ray Liotta, ad un irriconoscibile Chris Evans, unto e diabolico killer, all’unto e soft-porn David Schwimmer. In mezzo, James Franco e Stephen Dorff. Ariel Vromen con questa pellicola si pone nel solco della nuova generazione di director che ibridano anti-gangster e anti-noir (si pensi a Gray) che portano nuova linfa ad un genere che ha visto troppi “ultimo colpo e poi messico”.
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Titolo originale: The Iceman
Nazione: U.S.A.
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 98′
Regia: Ariel VromenCast: Michael Shannon, Winona Ryder, Chris Evans, Ray Liotta, James Franco, David Schwimmer, Stephen Dorff, Garrett Kruithof, Erin Cummings, Robert Davi
Produzione: Bleiberg Entertainment, Millennium Films, Untitled EntertainmentData di uscita: Venezia 2012