Una piattaforma petrolifera è il solitario ed alienante scenario di questo film dalla trama semplice e asciutta, dove i fatti del passato ritornano ad affiorare nei racconti dei protagonisti, ma son le parole a renderne conto più che la loro messa in scena.
Due presenze umane si incontrano in un luogo dove nulla può distrarre dal confronto diretto con se stessi: una piattaforma isolata nella vastità dell’oceano dove un gruppo di uomini, poco votati alla socialità, compie il suo dovere e passa il tempo cercando di non soccombere al passare delle ore.
Hanna e Joseph non potrebbero essere più diversi: Hanna è vittima di una sordità che la isola dal mondo esterno, con cui sembra aver molta fatica a rapportarsi. Joseph, invece, usa il suono incessante della sua voce per creare legami con chi lo circonda. I due si incontrano in una situazione che sconvolge le loro abitudini: Hanna si ritrova a prendersi cura di lui, a dedicarsi ad un altro essere umano, lei che, come le prime immagini del film mostrano, è abituata a spegnere il suo apparecchio acustico per isolarsi dagli altri. Joseph impara a tacere e ad ascoltarla quando pronuncia le poche flebili parole che rivelano un passato di estrema sofferenza.
“Questo film è per quelle parole che vagano per lungo tempo in un limbo di silenzio ( e di incomprensioni e errori e passato e sofferenza) e un giorno escono fuori, e allora nulla può fermarle”.
Così descrive la giovane regista Isabel Coixet il senso del suo film, esplicitato sin dal titolo. Le parole e la loro vita segreta: parole capaci di esistere tutta una vita all’interno di un essere umano (messe in bocca ad una custode bambina per Hanna), e che solo l’incontro di persone che imparano ad ascoltarsi trasforma in un suono udibile. Isabel Coixet è una giovane regista spagnola. La sua presenza si evidenzia in scelte registiche precise che affermano il primato della parola piuttosto che delle immagini, così come in inquadrature che ritornano regolari, a scandire i tempi morti della vita sulla piattaforma e che ricordano i plans vides di Ozu. Per il suo film va sul sicuro e sceglie un cast tanto affermato quanto adatto al tipo di personaggi proposti: Sarah Polley, con cui aveva già lavorato in occasione del film My life without me, capace di rappresentare un’identità allo stesso tempo forte e fragile, combattiva e disarmata;
Tim Robbins, star incontestata del miglior cinema d’autore americano (quello di Clint Eastwood, dei fratelli Cohen) che la cecità e il volto segnato dalle bruciature sfigurano e gli permettono di prestarsi alle mutazioni non solo fisiche e personali del suo Joseph; Javier Camara, attore cameo di Pedro Almodovar (tra l’altro produttore del film), che gioca il ruolo del cuoco un po’ particolare, unica figura di spensieratezza e di gioia di vivere all’interno della piattaforma, che trasmette ai suoi compagni sottoforma di gusti lontani che solo Hanna riesce ad apprezzare, nel suo nuovo contatto alla vita dopo un lungo periodo di pasti sempre uguali; ed infine Julie Christie che interpreta il personaggio di Inge, la psicologa distante ma partecipe della sofferenza di una donna e di un’intera popolazione, vittima di una guerra dimenticata da tutti.
Ed è proprio lei a portare il messaggio sociale di questo film, ad aprire gli occhi a Joseph, ma anche allo spettatore di turno che, grazie alle parole laceranti di una donna stanca di soffrire, viene messo a confronto con la realtà terribile della guerra e della crudeltà umana.
La vita segreta delle parole
Titolo originale: La vida secreta de las palabras
Nazione: Spagna
Anno: 2005
Genere: Drammatico
Durata: 112′
Regia: Isabel Coixet
Sito ufficiale: www.lavidasecretadelaspalabras.com
Sito italiano: www.bimfilm.com
Cast: Sarah Polley, Tim Robbins, Julie Christie, Javier Cámara, Sverre Anker Ousdal, Steven Mackintosh, Eddie Marsan
Produzione: El Deseo
Distribuzione: BIM
Data di uscita: Venezia 2005
17 Marzo 2006 (cinema)