“MUSIKANTEN” DI FRANCO BATTIATO

Tra tradizione e sperimentazione, un film che eccede dove non dovrebbe

Presentato in concorso alla 62esima Mostra internazionale d’arte cinematografica del cinema di Venezia, nella sezione “Orizzonti”, il nuovo film di Franco Battiato si iscrive nella categoria di un certo cinema sperimentale, che gioca con le possibilità della macchina da presa e con la messa in scena tendenzialmente onirica.

Divisa tra una realtà, in cui i due protagonisti cercano testimonianze del mistero della verità e della scienza dalle parole di ricercatori eremiti, e una fetta di passato storico, quello degli ultimi giorni della vita di Ludwing Beethoven, la temporalità del film oscilla continuamente tra due universi paralleli, confondendo e spaesando lo spettatore. Oltre il procedere di due diverse linee temporali, un altro parallelismo viene ad iscriversi nel film e nella sua realizzazione. Il Battiato sperimentatore del mondo della musica, che fu portavoce del rock psichedelico all’italiana e si dedicò alla musica sperimentale elettronica e non solo, ma sempre con un atteggiamento avanguardistico, mantiene le sue linee di ricerca, di innovazione e di spiritualità, anche nelle scelte della settima arte.

E così opta per l’utilizzo di due tipi diversi di immagini, di fotografia, di colore: il primo è quello tradizionale, quello della pesante macchina da presa in 35 mm, in cui la presenza della profondità di campo e della definizione dei dettagli è indizio di un cinema in pellicola che ancora non dà segni di cedimento, nonostante l’avanzata del digitale. Il secondo tipo è quello che si potrebbe definire di genere avanguardistico, generato con uno strumento inizialmente non previsto per usi cinematografici. Si tratta di una telecamerina di sorveglianza, capace di essere invisibile, di nascondersi e fungere da occhio indiscreto, ma non certo di improvvisare un’immagine perfetta.

La resa fotografica oscilla, così, tra la perfezione della pellicola e le sgranature di un digitale “gonfiato” su un supporto in 35 mm da proiezione nelle sale; tale oscillazione è sottolineata dal Battiato regista che crea campi controcampi usando le due diverse immagini.
La visione è quindi continuamente disturbata e resa distante da questi salti evidenti, a cui si aggiungono una recitazione volutamente forzata, non guidata da alcun tipo di mise en scène. Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco, nella realtà presente come nel passato, interpretano battute filosofiche dove l’accumularsi di parole arriva a generare solamente incomprensione. La presenza di Jodoroski, regista cileno i cui film (tra i cui quali ricordiamo El topo e La montagna sacra) si legano a quello di Battiato per un surrealismo sul limite della provocazione, non fa che aumentare questo senso dell’eccesso, di un cinema che vuole andare oltre i suoi limiti ma che una seconda regia non può, forse, permettersi.

Musikanten
Titolo originale: Musikanten
Nazione: Italia
Anno: 2005
Genere: Drammatico
Durata: 92′
Regia: Franco Battiato
Sito ufficiale:
Cast: Sonia Bergamasco, Michela Cescon, Chiara Conti, Fabrizio Gifuni, Alejandro Jodorowsky, Chiara Muti
Produzione: Francesco Cattini
Distribuzione: l’Ottava
Data di uscita: Venezia 2005
03 Marzo 2006 (cinema)