Sebastião Salgado. Amazŏnia

La vita è la foresta

Sebastião Salgado. Amazŏnia

Dopo Milano, approda al Salone degli Incanti di Trieste “Amazŏnia”, mostra fotografica di Sebastião Salgado. L’esposizione è curata dalla moglie – Lélia Wanick Salgado – che da una vita sostiene e promuove l’opera del fotografo brasiliano.

“Una mostra fotografica è l’espressione visiva di un’idea, una rappresentazione pensata per convogliare un punto di vista” si legge all’ingresso del Salone. Indubbiamente questa mostra presenta un lavoro pensato e realizzato alla perfezione, lungo il percorso espositivo emerge chiaramente una grande passione sia per il tema trattato, sia per il mezzo fotografico.

L’esposizione è un’esperienza immersiva che coinvolge il visitatore in una foresta di immagini, ben 200 fotografie sono appese all’altezza del nostro viso, come delle finestre che ci permettono di osservare il cuore verde del mondo. Si tratta di un ambiente completamente diverso dalla nostra quotidianità in cui veniamo avvolti grazie alla presenza della musica. La colonna sonora che riproduce i suoni della foresta è stata realizzata dal compositore contemporaneo Jean Michel Jarre (1948), mentre in una delle due sale video il montaggio è accompagnato dalle note epiche di Erosão (Origem do Rio Amazonas) del celebre compositore brasiliano Heitor Villa-Lobos (1857-1959).

L’esposizione presenta l’Amazzonia sotto diversi aspetti individuando la complessità di questo importante intreccio verde pulsante di vita, infatti lungo il percorso espositivo non incontriamo solo paesaggi, ma restiamo colpiti anche dalla ricchezza della presenza umana. Sono molte e diverse le popolazioni indigene che vivono nella foresta, alcune sono favorevoli al contatto con la società esterna, altre invece lo rifiutano. Salgado ha lavorato anni per poter entrare in contatto con alcune comunità e ottenere la loro fiducia per ritrarre i membri nel suo laboratorio da campo. Tra questi wa-Guajá, Marubo, Korubo, Waurá, Kamayurá, Kuikuro, Suruwahá, Asháninka, Yawanawá, Yanomami, Macuxi and Zo’é. Nell’apprendere usi, costumi e storie di queste comunità, non stupisce vedere emergere anche le moderne problematiche legate alla deforestazione, che hanno un impatto devastante in primis su queste popolazioni ma anche sul resto del globo.

Per aiutare a comprendere il mondo della foresta pluviale, il visitatore è accompagnato da didascalie e pannelli che forniscono maggiori informazioni su cosa si sta osservando. Scopriamo quindi quali sono le montagne dell’Amazzonia, veniamo a conoscenza dell’incredibile fenomeno dei fiumi volanti, osserviamo le migliaia di isole che emergono dal Rio Negro (Anavilhanas), apprendiamo le tradizioni delle diverse comunità indigene. Ma anche senza didascalie, le immagini in bianco e nero parlano da sole. I paesaggi sprigionano una potenza che sfiora la sacralità, gli sguardi dei bambini e di alcuni leader indigeni esprimono la fierezza di essere parte di un mondo per cui bisogna lottare per preservarlo. Ed è proprio questo argomento che sta a cuore alla coppia Salgado, che da decenni si impegna nel ripristino ambientale della Bacia del Rio Doce (Brasile) grazie alla creazione di un piccolo Eden: l’Instituto Terra.

Salgado stesso ha spiegato la nascita di questo progetto, una scelta maturata a seguito degli eventi di cui era stato testimone e che gli avevano “fatto perdere la fede nell’uomo e nel mondo”. Dopo anni passati a documentare morti, distruzioni e situazioni di vita precaria: la carestia in Sahel documentata dal 1984 al 1986 (Sahel: Man in Distress e Sahel: The End of the Road), lo sfruttamento dei lavoratori nelle miniere d’oro brasiliane – ebbe l’autorizzazione a visitare la Serra Pelada nel 1986 (Gold), così come la vita dei lavoratori nel resto del mondo (Workers. An Archeology of the Industrial Age, un lavoro eccezionale pubblicato per la prima volta nel 1993), la guerra in Kuwait nel 1991 (Kuwait. A desert on fire) e il genocidio in Ruanda del 1994… il fotografo è riuscito a superare la tragedia che l’umanità porta con sé e riconquistare una speranza per il futuro. Negli anni Novanta i Salgado hanno avviato insieme un progetto di riforestazione e ripristino di un ecosistema scomparso a partire dal terreno della vecchia fazenda familiare di Sebastião. Una possibilità di salvezza nata dall’osservazione della bellezza insita nel mondo e ben rappresentata dal progetto decennale Genesis.

Per chi fosse interessato ad approfondire ulteriormente il percorso del fotografo e la nascita dell’Instituto Terra, consiglio la visione del documentario Il Sale della Terra di Wim Wenders.

Il mio desiderio, con tutto il cuore, con tutta la mia energia, con tutta la passione che possiedo, è che tra 50 anni questa mostra non assomigli a una testimonianza di un mondo perduto. L’Amazzonia deve continuare a vivere – e, avere sempre nel suo cuore, i suoi abitanti indigeni.
Sebastião Salgado

Sebastião Salgado
AMAZÔNIA
Salone degli Incanti, Trieste
29 febbraio – 13 ottobre 2024

Orari:
> Dal 29 febbraio al 31 maggio 2024
Aperta da Lunedì a Domenica dalle 10.00 alle 19.00
Dal 1 giugno al 13 ottobre 2024
Aperta da Lunedì a Domenica dalle 11.00 alle 20.00
Martedì chiuso

Biglietti:
Open € 18
Intero 
€ 16
Ridotto 
€ 13
Ridotto studenti 
€ 6

Info:
https://salgadoamazonia.it/

https://institutoterra.org/