Berlinale 2016: Concorso
Un cast stellare (Colin Firth, Jude Law, Nicole Kidman, Laura Linney) per un film esteticamente perfetto e storicamente corretto. Accuratamente ambientato nella turbolenta New York degli anni della grande depressione, racconta come lo scrittore Thomas Wolfe fu incoraggiato e lanciato da Maxwell Perkins, editore della celeberrima Charles Scribner’s Sons, l’uomo che scoprì e valorizzò anche altri autori, tra i quali niente meno che Hemingway e Scott Fitzgerald. La sceneggiatura si basa sull’omonimo romanzo di un non meno importante autore americano, Andrew Scott Berg.
Una pellicola con molti presupposti per il successo, cui si aggiunge la accurata regia del 54enne britannico Michael Grandage, infallibile in ogni dettaglio, dai costumi, alle scene, all’effetto seppiato del colore.
Il genio è lui, Perkins, che sa restare per tutta la vita in secondo piano ma che ha un fiuto infallibile per scovare gli artisti e poi anche, elemento non meno fondamentale, sa accompagnarli e aiutarli a tirare fuori l’eccellenza della loro arte. Sullo schermo non possiamo che ammirare questo padre quieto di cinque bambine, marito esemplare, che quasi si consuma nella fatica diuturna e frenetica di editare un romanzo quando ciò significava scriverlo praticamente daccapo.
L’aspetto interessante del film è l’accostamento dei due differenti stili di vita, tra il più anziano e equilibrato Perkins e il giovane, turbolento e torrenziale Wolfe, un affamato di vita, quasi fosse stato presago della sua morte precoce.
Eppure nessuno dei due è superiore all’altro, ma entrambi eccellono perché sono profondamente e consapevolmente essi stessi.
Grandissima l’interpretazione di Colin Firth (Max Perkins), mentre un po’ sopra le righe la bellissima Nicole Kidman, che interpreta la bruna e ricca Alina Bernstein, compagna e pigmaliona dei primi anni di Wolfe, impersonato da un sempre fascinoso ma non altrettanto espressivo Jude Law.