“Teza” di Haile Gerima

Alla ricerca di pace

Venezia 65 – Concorso
La storia dell’Etiopia degli ultimi anni vissuta da Anberber, ricercatore diviso tra la Germania ed il suo paese natale. Un film africano, in concorso a Venezia, capace di raccontare il dramma e la speranza del suo paese.

Teza racconta la storia di Anberber, etiope emigrato in Germania per continuare i suoi studi di ricerca nel campo medico negli anni ’70 e tornato al suo paese natale quando la rivoluzione socialista ed anti-imperialista aveva cominciato a scatenare l’entusiasmo nella classe intellettuale etiope. Ciò che prometteva la rivoluzione, però, non si realizzerà e Anberber dovrà fare i conti con una violenta dittatura di stampo filo-sovietico che gli impedirà perfino di andare a far visita all’anziana madre, nel villaggio dov’era cresciuto. Solo molti anni dopo potrà riabbracciare la madre e trovare forse anche l’amore, ma la pace rimarrà ancora un sogno lontano.

Gerima presenta alla Mostra sinceramente uno dei pochi film che non delude, pur senza stupire particolarmente, e del quale non ci si domanda esterrefatti la presenza nella selezione ufficiale, in questo caso pienamente meritata. Pur raccontando la storia in modo tutto sommato convenzionale – con il passato che torna nella mente del protagonista come flashback e incubi ricorrenti che tormentano il suo sonno – Gerima dimostra un talento registico incline alla narrazione e visivamente interessante, sapendo coniugare la passione tutta africana per la narrazione con gli strumenti occidentali offerti dalla settima arte.

Coinvolge la storia di quest’uomo in continua fuga, alla ricerca di una pace che tutti promettono ma nessuno mantiene, in un’epoca ancora dominata dalle ideologie e dal razzismo. Soprattutto la tematica della discriminazione in Germania, a dire il vero, viene trattata in modo alquanto fugace, con vaghi moniti della fidanzata di Teza (nomen omen, il personaggio risponde al nome di Cassandra), una scena di aggressione e poco altro. Per quanto riguarda il racconto della dittatura, probabilmente il film avrebbe lasciato indifferenti se avesse messo in scena esperienze storiche già inflazionate ed arcinote a tutti, quali il socialismo sovietico o le dittaure nazifasciste europee: vedere raccontata la versione etiope, invece, salva il film da un’eccessiva didascalicità se non altro perché gli eventi sono poco conosciuti a gran parte del pubblico occidentale, rendendo il film utile dal punto di vista informativo. A livello artistico, il film offre qualche momento degno di nota soprattutto per quanto riguarda la vita di Anberber nel villaggio: Gerima si dimostra visibilmente a suo agio nel narrare l’universo rurale del suo paese, dominato da miti, suggestioni ed atmosfere lontane dai nostri standard, mentre le scene ambientate in Germania e ad Addis Abeba risultano spesso piatte o meno riuscite.

L’idea della storia come una matrigna prepotente che subentra nelle vite dei personaggi, le sconvolge, le comanda, uccidendo la felicità in nome di mutevoli ed effimeri ideali è forse il leit-motif più toccante proposta dal film. Restano poi la musica, i suoni dell’Africa, le paure, gli ampi respiri ed il sogno, forse svanito, di ritrovare la vera pace a contatto con un mondo lontano dai sistemi di pensiero occidentali, arcaico ma anche infinitamente più ragionevole e desideroso di libertà.

Titolo originale: Teza
Nazione: Etiopia, Germania, Francia
Anno: 2008
Genere: Drammatico
Durata: 140’
Regia: Haile Gerima
Cast: Aron Arefe, Abiye Tedla, Takelech Beyene
Produzione: Pandora Film Produktion, Negod Gwad Production, Unlimited
Distribuzione: The Match Factory
Data di uscita: Venezia 2008