Torino 28. Concorso
Ree ha diciassette anni, vive in posti isolati tra le montagne del Missouri e deve accudire i due fratellini (la madre è catatonica). La scomparsa del padre (che aveva ipotecato la casa) rischia di far perdere tutto quello che hanno. La ragazza deve allora mettersi alla ricerca del corpo del padre, per dimostrare che è morto. Ma per farlo deve scontrarsi, anche violentemente, con una organizzazione implicata nel traffico di droga, nella quale era coinvolto anche il padre.
Le canzoni che ascoltiamo nel corso del film parlano di verdi valli, dolci ninnananne e nostalgia. È chiaro, però, che hanno una funzione antifrastica: i luoghi in cui è ambientata la vicenda hanno ben poco di idilliaco e la vita che vi si svolge non potrebbe essere più dura e selvaggia. Quando la protagonista, insegnando ai fratellini l’uso del fucile, parla di “lotta per la sopravvivenza” non sembra trattarsi di un’esagerazione.
Quello che colpisce maggiormente in Winter’s bone è la descrizione del sistema omertoso contro cui la protagonista si scontra per arrivare alla verità. Siamo abituati a leggere la società americana o attraverso l’immagine dell’individualismo più estremo o attraverso l’immagine dei legami sociali della comunità ben integrata. Piuttosto inesplorati e sconosciuti sono invece i legami di clan che sono al centro di questo film. Sono legami solidi, fondati su una rigida gerarchia ed estremamente chiusi. Sono basati su regole tacite e su una violenza che rimane latente, ma che è pronta ad esplodere in forme brutali quando qualcuno non rispetta il ruolo che gli è stato imposto. Sono legami che potrebbero essere definiti mafiosi. Di una mafia arcaica e premoderna.
Winter’s bone è un film ben costruito, basato una storia solida e di impatto, abile nel creare suspense a partire dalle cose che rimangono non dette (sul passato del padre, su certi risvolti dei legami tra i personaggi, ecc.) e nell’usare le strutture del cinema di genere per esplorare – come si diceva – una realtà poco nota.
Per ritornare sul ruolo della musica a cui si accennava in precedenza, è sintomatico che proprio il banjo che fa la sua apparizione verso la fine del film, è usato come simbolo della possibilità di costruire legami diversi da quelli in cui Ree è cresciuta e con i quali lei stessa ha dovuto fare duramente i conti.
Titolo originale: Winter’s bone
Nazione: Stati uniti
Anno: 2010
Durata: 100’
Regia: Debra Granik
Cast: Jennifer Lawrence, John Hawkes, Kevin Breznahan, Dale Dickey, Garret Dillahunt, Sheryl Lee, Lauren Sweetser, Tate Taylor
Produzione: Anonymous content
Data di uscita: 28° Torino Film Festival