Biennale Cinema dal 30 agosto al 9 settembre 2006
La vida secreta de las palabras di Isabel Coixet trionfa ai Goya,
Die Grosse Stille vince al Sundance
La 63. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica si svolgerà dal 30 agosto al 9 settembre 2006 al Lido di Venezia, diretta per il terzo anno da Marco Müller, mentre mai come quest’anno si stanno affermando nel mondo, con i più prestigiosi riconoscimenti nazionali e internazionali, i film presentati in prima mondiale alla 62. Mostra 2005.
“Gli eccellenti risultati dei film selezionati per Venezia – ha sottolineato il Presidente della Biennale Davide Croff dal Festival di Berlino, dove è ospite alla cerimonia inaugurale odierna – premiano anche noi, per un lavoro attento e profondo svolto sulle strutture organizzative, sull’eco mediatica, ma anche sulla tradizione della Mostra, premesse indispensabili per un buon programma e per un lungo protrarsi della vita dei film dopo la prima al Palazzo del Cinema. E’ proprio questa combinazione tra passato e futuro, tra storia e innovazione, che all’estero rappresenta il nostro vero brand”.
Dopo il successo ai Golden Globes, dove il Leone d’oro Brokeback Mountain di Ang Lee si è affermato in ben quattro categorie, tra cui miglior film drammatico e miglior regia, e Rachel Weisz ha vinto per l’interpretazione in The Constant Gardener di Fernando Meirelles, e il numero record di 23 nomination totalizzate per gli Oscar, con in testa Brokeback Mountain (8 nomination), Good Nignt, and Good Luck di George Clooney (6 nomination) e La bestia nel cuore di Cristina Comencini in lizza per il miglior film straniero, nei giorni scorsi La vita secreta de las palabras di Isabel Coixet ha trionfato ai Goya, e Die Grosse Stille di Philip Gröning ha vinto il concorso internazionale Documentari al Sundance Film Festival.
La vida secreta de las palabras di Isabel Coixet (a Venezia nella sezione Orizzonti) è il grande vincitore della 20. edizione dei Premi Goya, gli Oscar spagnoli assegnati pochi giorni fa a Madrid. Il film si è affermato in quattro categorie, fra cui le due principali, miglior film e migliore regia. Al Sundance Film Festival 2006, da poco concluso, Die Grosse Stille del regista tedesco Philip Gröning, il sorprendente documentario “muto” sulla vita dei monaci certosini, una delle inconsuete pellicole “veneziane” selezionate per Orizzonti (un film che ha sbancato il box office tedesco a Natale, è diventato un caso culturale e che sarà insignito a Berlino, domenica prossima, di uno speciale riconoscimento) ha ottenuto il Premio Internazionale per il Miglior Lungometraggio Documentario, mentre 13 Tzameti di Géla Babluani, già insignito a Venezia del Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” ha vinto quello per il Miglior Lungometraggio Fiction.
In attesa della notte degli Oscar del 5 marzo, dove saranno presenti il Presidente della Biennale Davide Croff e il Direttore della Mostra Marco Müller, La bestia nel cuore di Cristina Comencini, in lizza per il miglior film straniero ma già in concorso a Venezia – dove Giovanna Mezzogiorno ha ottenuto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile – ha vinto l’altro ieri due Nastri d’Argento, con Angela Finocchiaro, migliore attrice non protagonista, e Fabio Cianchetti per la fotografia. Ma ai Nastri si è affermato in modo significativo un altro film molto apprezzato tra quelli del Concorso veneziano, La seconda notte di nozze di Pupi Avati, con i premi a Katia Ricciarelli, migliore attrice protagonista, e a Francesco Crivellini per i costumi.
Per l’assegnazione degli Academy Awards, dove 6 film della 62. Mostra concorreranno con un numero record di 23 nomination, vedremo ripetersi anche a Hollywood il duello fra le due opere più premiate e apprezzate a Venezia. Da una parte il Leone d’oro Brokeback Mountain di Ang Lee, 8 nomination tra cui miglior film e miglior regia, e inoltre 4 Golden Globes già vinti, e i riconoscimenti già ricevuti dalle associazioni dei produttori, dei registi, degli sceneggiatori Usa, dei critici di New York e Los Angeles. Dall’altra Good Night, and Good Luck di George Clooney, già premiato a Venezia per l’interpretazione maschile e la sceneggiatura, che ha ottenuto 6 candidature tra cui miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista, ha già vinto lo Screen International Award agli EFA (European Film Awards), e ha ottenuto i riconoscimenti dalle associazioni dei critici di San Francisco, dei critici online Usa, dell’International Press Academy-Satellite Award per la sceneggiatura, e dei critici di Boston per la fotografia. Il Direttore della Mostra, Marco Müller, appena rientrato da Los Angeles, dove ha cominciato a impostare la programmazione americana di Venezia 63, in viaggio per il Festival di Berlino racconta: “Dagli Studios agli indipendenti, tutti, registi, produttori, distributori internazionali, agenti, hanno parlato dell’interesse strategico di una ‘prima’ veneziana, che prepari la campagna di uscita domestic e internazionale, così come quelle per i Golden Globes e gli Oscar. Il lavoro della giuria presieduta da Dante Ferretti ha ricevuto apprezzamenti unanimi, parlano tutti di Dante come di uno straordinario traghettatore verso il succcesso di critica e pubblico e verso i maggiori premi e riconoscimenti”.
Tra gli altri film presentati all’ultima Mostra e ora plurinominati agli Academy Awards, va segnalato The Constant Gardener di Fernando Meirelles (4 candidature agli Oscar), il film del Concorso veneziano che si è aggiudicato 10 nominations ai Baftas, i “David” del cinema britannico, ed è quindi il favorito in vista della cerimonia di premiazione che avverrà a Londra il prossimo 19 febbraio. Tra le pellicole che hanno raccolto più candidature ai Baftas, troviamo ancora Brokeback Mountain, con 9 nomination, e Good Night, and Good Luck, con 6 nomination.
A Londra, inoltre, sta riscuotendo uno straordinario consenso la ripresa internazionale del ciclo Storia Segreta del Cinema Italiano, la joint-venture tra Biennale Cinema e Fondazione Prada, in corso sino a metà febbraio alla prestigiosa Tate Modern, con dibattiti e proiezioni dei B-movies italiani “invisibili”, finalmente “sottratti – sottolinea entusiasta Geoffrey Macnab su ‘The Independent’ – all’oscurità critica”.