LUDOVICO EINAUDI Ensemble al Toniolo di Mestre

Un attesissimo concerto per presentare il suo ultimo album "Divenire"

I tecnici hanno valorizzato in maniera eccellente l’acustica del teatro mestrino con un sapiente lavoro d’allestimento, che ha trasferito una musica nitida, precisa nei dettagli, accurata nei riflessi sonori di tutti i pezzi proposti durante la serata.

Sin dal primo brano, iniziato in sordina e apparentemente con una certa noncuranza, Einaudi dirige con un lieve movimento della mano il gruppo di artisti che lo accompagnano con un risultato delicato: equilibrio di gesti semplici che producono una impressionante coralità di tutti gli strumenti. Gli artisti con lui: primo violino Thomas Schrott, secondo violino Laura Riccardi, le viole con Svetlana Fomina e Antonio Leofreddi, violoncello Marco Decimo, contrabasso Franco Feruglio, elettronica Robert Lippok.

Con l’inizio del terzo brano si coglieva il silenzio assoluto della sala, spettatori in apnea che attendevano l’intervallo fra brano e brano per poter finalmente respirare o tossire. Le proposte eseguite comprendono i brani del nuovo lavoro discografico, fra i quali ricordiamo “Oltremare”, “Monday”, “Uno”, “Divenire” che dà il titolo all’album: mix di macchine e uomini che si fondono per regalarci momenti intimi di piacere, di assaporamento profondo, anche con l’aiuto di una scenografia attenta nelle luci. Il fascio di sette colonne luminose che si stagliano sul palcoscenico ricordano come alla base vi siano “solo quelle poche sette note” che, fondendosi fra di loro, riempiono e rendono ricca questa serata mestrina.

La musica orchestrale riporta il pubblico presente alla ritmica ossessività di Bolero, fornita dalla elettronica e dall’insieme del violoncello e del contrabasso che con i loro pizzicati danno un ritmo cadenzato che ricorda il migliore Philipp Glass in “Akhenaten”.

Questa musica “classica” è quello che il pubblico presente (giovani e media età) assapora fin nell’intimo e gode con pienezza, una poesia musicale che avvolge tutta la serata. In sala il silenzio assoluto del pubblico che pare non respirare, quasi in apnea, è reso evidente negli intervalli in cui c’è il risveglio della platea con applausi assordanti.

Il tecnico accordatore ha prodotto un risultato raffinato nel pianoforte Steinway che nelle mani di Einaudi restituisce tutta la dolcezza e il calore unici di questo strumento con una resa che regala emozioni uniche, irripetibili. Anche nei brani fuori programma, “Le onde” ed “I giorni”, il gruppo rivede l’iniziale sonorità di solo pianoforte con tutti gli strumenti fornendo la rivisitazione con questa “musica classica giovane”.

Difficile alzarsi dalla sedia subito, rendersi conto che il concerto è finito, hanno spento gli amplificatori ma siamo ancora lì, seduti, non consci che dobbiamo andare. Non c’è situazione migliore di quest’ultima per capire che un risultato è stato raggiunto: abbiamo goduto della musica senza tempo.