“Q.P.G.A.” l’opera moderna di Claudio Baglioni

L’artista esce con un doppio album ambizioso, sperimentando una nuova via per cantare l’amore

Si poteva pensare all’ennesimo cofanetto natalizio sostenuto da una buona campagna di promozione. Si poteva pensare ad una mossa commerciale che chiudeva la strada già fruttuosa, percorsa dal film e dal libro omonimi.

Si poteva pensare all’ennesima spremitura di una vena d’oro apparentemente inesauribile, iniziata con il grande successo di Questo Piccolo Grande Amore nel 1972.

Ed invece la nuova fatica dell’instancabile Claudio Baglioni non è niente di tutto ciò. È un progetto ambizioso, opinabile dal punto di vista della fruibilità (2 ore e mezza di musica con un unico filo conduttore), ma assolutamente godibile esteticamente e originale. Sembra proprio l’estetica il giusto punto di vista perché questo doppio cd non è ciò che tutti noi intendiamo per album. È un esperimento (ben riuscito) in cui l’originale del ’72 viene completamente riscritto e trasformato in qualcosa simile ad un’opera con ouverture, rimandi, riprese, citazioni, note e brani che si fondono tra loro, interagiscono e dialogano per creare un vero e proprio discorso musicale con un suo senso globale e, appunto, estetico, che va aldilà del valore dei singoli brani. Questo è un cd che va ascoltato (anche come piacevole sottofondo) dall’inizio alla fine per assaporarne realmente la struttura e il senso.
Baglioni ci (e si) regala qualcosa di più. Tutto il progetto è costellato di piccoli e grandi cameo dei più grandi artisti italiani (70 firme) da Mina a Morandi, da Bollani a Morricone, da Marcorè a Fiorello. Dei frammenti brevissimi della loro arte, delle firme o graffi, come dice lo stesso Baglioni, per festeggiare tutti insieme la chiusura di una storia iniziata molti anni fa e finalmente conclusa in maniera assolutamente ricca e completa.

Q.P.G.A. riesce ad essere ancora una volta un progetto complesso ed innovativo che aldilà del gusto personale rimane assolutamente degno di nota, non soltanto per la sua smisuratezza (quasi tre ore di musica, oltre 70 artisti coinvolti) ma per l’originalità e la volontà di offrire al pubblico ancora una volta un modo diverso di godere e sperimentare buona musica italiana.