Nel 1994 Giuliano Palma, cantante storico dei Casino Royale, a Torino canta come ospite in un album dei Fratelli di Soledad, “Gridalo Forte”; in quell’occasione un gruppo di amici, quasi scherzando, si riunisce e decide di mettere assieme una cover band di pezzi reggae, ska, rocksteady e bluebeat. In quel momento nascevano i Bluebeaters. La formazione è un supergruppo di musicisti di Casino Royale e Africa Unite, due delle band leader della scena italiana: Giuliano ‘King’ Palma (voce), Patrick Benifei (tastiere) e Ferdi Masi, batterista dei Casino Royale e da sempre appassionato di ska e rocksteady, e Bunna leader e voce degli Africa Unite e per i Bluebeaters bassista autodidatta, The Angelo Parpaglione (sax), Cato Senatore, bassista negli Africa Unite e chitarrista con i Bluebeaters e T-Bone (trombone) degli Africa Unite e Fabio Merigo, chitarrista di Reggae National Tickets. E’ breve il passo per arrivare alla realizzazione nel 1999 di “The Album”, esordio discografico distribuito prima tramite canali non convenzionali e poi nei consueti circuiti. Nel 2001 segue “Wonderful Live”, proprio a testimoniare il lato migliore di mister Palma e della band, ossia quello live. Il 2005 è l’anno del terzo lavoro “Long Playing”. Dall’autunno del 2005 la band è impegnata in un lunghissimo tour che sta per terminare. La quart’ultima data si è svolta venerdì 19 gennaio al New Age a Roncade (TV).
Si fa attendere Giuliano Palma: dopo più di un’ora di attesa entrano sette uomini blues, incamiciati e incravattati. Dopo un primo brano strumentale, ecco arrivare lui, Giuliano Palma col suo impeccabile completo nero, giacca e cravatta: bastano poche note di “Wonderful Life” per far riscaldare il pubblico accorso al concerto.
La scaletta, pensata nei minimi dettagli per valorizzare al massimo ogni pezzo, è incentrata in gran parte su pezzi che rivisitano grandi successi rock: da “Hard Luck Woman” dei Kiss a “You’re My Best Friend” dei Queen, passando per “Sweet Revenge”, brano che Joe Strummer scrisse prima dei Clash.
La voce morbida e profonda di Giuliano Palma e il tipico gusto demodè degli arrangiamenti coinvolgono tutto il pubblico; la musica dei Bluebeaters è un esplosione di emozioni, è viva, divertente e spumeggiante.
Ottime anche le cover di “I Am What I Am” di Jackie Opel e “Keep On Running”, cui seguono due classici jamaicani dell’epoca d’oro, “Danger In Your Eyes” di John Holt e “Renegade” di Duke Arthur Ried, intervallati da tre piccoli pezzi strumentali, “The Odd Couple”, “The Munsters” e “Charlie’s Angels”. A metà concerto è la volta di “Che cosa c’è” di Gino Paoli, che scatena il pubblico in un caloroso coro.
La band sa rileggere con personale originalità in chiave ska, rocksteady e soulbeat ogni pezzo, gioca con le canzoni fornendo ad ognuna una nuova linfa sino a farle proprie: così avviene con “Messico e Nuvole”. Il finale è, infatti, tutto dedicato a questa canzone, scritta da Paolo Conte e portata al successo tanti anni fa da Enzo Jannacci, impeccabile conclusione per una festa gioiosa quale è stato questo concerto.