I SIMPLE MINDS A VERONA

Sano ossigeno rock per il pubblico del Palaolimpia

Pubblico delle grandi occasioni al Palaolimpia per il ritorno dei Simple Minds a Verona, dopo la mitica esibizione all’Arena nel lontano 1993, immortalata in un bellissimo home video, e in quel di Garda quattro anni fa. Tremila circa i presenti per assistere all’ennesima data veneta dell’ennesimo tour mondiale per promuovere l’ennesimo album (il quindicesimo da studio), intitolato “Black and white 050505”. Non è un mistero che ai Simple Minds, e al cantante Jim Kerr in particolare, il nostro paese piaccia parecchio. E a giudicare dal calore con cui i numerosi fans hanno seguito l’intero spettacolo, si può proprio dire che la simpatia sia reciproca.

Un numeroso pubblico, si diceva in precedenza, composto in gran parte da quarantenni venuti a respirare un pò di sano ossigeno rock e a rivivere le emozioni di due decadi fa, quando la band era più famosa persino degli U2.

Le due orette di concerto hanno visto l’iniziale prevalenza di brani tratti dagli ultimi tre album, purtroppo ignorati da MTV e soci. La band è parsa in buona forma, felice di essere ancora sul palco a fare il mestiere più bello del mondo, e sempre pronta a dispensare sorrisoni e ammiccamenti al pubblico, magari anche per l’elevata percentuale di presenza femminile.

Dalla seconda metà dello show in poi, la parte del leone l’hanno fatta i grandi classici. “Someone somewhere in summertime”, “Waterfront”, la versione moderna di “New gold dream”, frutto della collaborazione con i nostri Planet funk, e l’ipnotica “Big sleep” hanno scaldato le mani e i cuori dei presenti, con l’immancabile bandiera scozzese a sventolare tra le prime file.

Dovere di un onesto cronista è quello di mettere da parte i sentimenti che lo legano alla band in questione (un amore che parte da metà anni ottanta, alla veneranda età di 12 anni) ed ammettere che l’esecuzione di almeno la metà dei succitati pezzi è stata pessima.

Molto probabilmente il giuovane tastierista, l’unico session man sul palco, ha suonato a spartito, mentre il sosia del ministro Alemanno, tale Charlie Burchill addetto alle chitarre, e il bassista più cool di tutta la brit new wave, Derek Forbes, davano respiro al singer suonando in tonalità più bassa. Che peccato…

Tale macchia è stata prontamente cancellata da “Don’t you forget about me” e il bis “Alive and kicking”, i due best seller dell’intera discografia, che fanno ballare e cantare tutti i presenti, security compresa. La sorpresa della serata viene comunque da “Seeing out the angels”, brano tratto da quel capolavoro new wave di “Sons and fascinations”, un album che i bluvertigari dovrebbero conoscere a memoria, e invece…

Concerto finito alle 11. Where did rock’n roll go?