All’inizio, ciò che si vede non è a fuoco, perché così può essere il presente, come il passato. Poi entra in campo un vecchio, nitide le sue rughe, la curvatura delle spalle; un uomo lo segue. Sono nel cimitero dei caduti, l’uomo cerca la tomba del padre, soldato franco-algerino morto nel Verdun. Già con la prima inquadratura è reso esplicito il percorso complesso di riappropriazione e di scoperta, di riflessione e di ricerca delle radici.
Albert Camus, scrittore algerino, filosofo e drammaturgo, premio Nobel nel ‘57, muore in un incidente stradale in Francia nel 1960. Accanto al suo corpo viene trovato il manoscritto di un romanzo incompiuto; una trama dai forti tratti autobiografici, di vita e di pensiero.
Nel 1994, Il primo uomo è pubblicato grazie al lavoro di ricostruzione e completamento della figlia Catherine.
Estate del ’57, Jean Cormery, intellettuale e scrittore famoso, ritorna in Algeria per un intervento all’università e per rivedere la madre. E’ l’occasione per il riaffiorare dei ricordi e per nuove domande. La madre in principio risponde a fatica: il passato può far male, mentre il conflitto infuoca le strade, la polizia segrega e manda a morte senza prove i giovani del FLN che lottano per l’indipendenza. “Arabi misteriosi e francesi esotici”, uomini delle colonie, algerini si potrebbe dire, legati al cordone ombelicale di una patria lontana; uomini e donne con le gambe divaricate tra due terre. Figlio di analfabeti, Jean si è riscattato studiando; orfano del primo conflitto mondiale, è cresciuto nella povertà accudito da due donne: la madre, disposta a subire a sacrificarsi e la nonna, autoritaria, dominatrice, ferrea nella morale e implacabile con lo scudiscio.
Amelio/Camus, nella locandina del film sono insieme. Una scelta singolare che suggerisce il profondo legame tra il testo e le immagini, perché il racconto di una vita vissuta non può che essere trattato con rispetto e pudore. Ma c’è dell’altro, la scoperta di un’affinità oltre la distanza geografica, oltre il tempo: la Calabria dell’infanzia del regista e l’Algeria del piccolo Camus-Cormery; l’assenza di un padre, morto in guerra o mai conosciuto; la cultura come occasione di riscatto e al centro, per entrambi, la madre.
Jean è di famiglia proletaria, discendente degli immigrati francesi nelle colonie d’Algeria. La povertà, la strada, i piedi scalzi, sono elementi che lo avvicinano ai conquistati, agli occupati. Amelio costruisce con una forma classica, ben controllata, una narrazione complessa, ricca di stratificazioni tra intimità, storia, politica e pensiero filosofico. Ogni scena contiene una densità straordinaria, offerta allo spettatore con affettuoso rispetto, concedendo tempo per assorbirla, per immagazzinarla. I ricordi diventano metafora della Storia; affrescano le potenzialità gettate poi nel fango, deflagrate nel conflitto: il vissuto comune, la convivenza tra poveri che consolida e integra, pur con tutte le riserve. Sono meravigliose le scene dell’accalappiacani, del macellaio e il litigio tra Jean e Hamoud. Una messa in fila sentimentale e politica che rilascia poco a poco spunti di riflessione e sorprendenti verità, oltre le conosciute didascalie della guerra d’Algeria.
Jean è un uomo diviso tra due patrie, alla ricerca d’identità nel mezzo di un violento conflitto. Condivide le ragioni dell’indipendenza ma condanna il terrorismo, che
distrugge e segna a lutto quel che di buono gli anni di convivenza possono aver creato.
Non c’è perdono, se l’ideale porta lutto e sottrae gli affetti.
“Non accettare che sia il sangue a muovere la storia”, dice il maestro di Jean.
“Il dovere di uno scrittore è di raccontare coloro che subiscono la storia”, dirà Jean.
Politico e poetico, Il primo uomo racconta realtà e potenzialità, convivenza, civiltà e lealtà, nel rispetto delle differenze, nella rilettura della Storia, perché “si può stare dalla parte dei barbari.”.
Gianni Amelio mette in scena la formazione di un intellettuale. Racconta per immagini un pensiero che nasce dal ricordo, dalla conoscenza del passato e dall’osservazione del presente. Mette in scena quello che ora anche per noi è necessario.
Titolo originale: Il primo uomo
Nazione: Italia, Francia
Anno: 2011
Genere: Commedia
Durata: 98′
Regia: Gianni Amelio
Cast: Maya Sansa, Jacques Gamblin, Denis Podalydès, Régis Romele, Catherine Sola, Christophe Dimitri Réveille, Elsa Levy, Nacim Ben Younes, Jean Benoit Souilh, Laurence Lafiteau
Produzione: Cattleya, Soudaine Compagnie, Maison de Cinema, France 3 Cinéma, Laith Media, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 20 Aprile 2012 (cinema)