“Se la vita è un supermercato, allora ciò di cui abbiamo bisogno non si trova sugli scaffali, ma nelle corsie. Il film mostra in modo artisticamente convincente cosa si intende per: “Beati i puri di cuore”. Questa è stata la motivazione della giuria che ha assegnato a Un valzer tra gli scaffali il Premio della Giuria Ecumenica al Festival Internazionale di Berlino.

Un film pieno di umanità, malinconico, dolente, puro, elegante e avvincente.
Christian è un giovane dall’aria tranquilla e dal comportamento disciplinato; ha appena iniziato a lavorare in un grande supermercato all’ingrosso alla periferia di una cittadina della Germania dell’Est.
Viene affiancato al responsabile del reparto bevande, Bruno; inizialmente un po’ burbero e diffidente, poi rende Christian sotto la sua ala protettrice e, pazientemente, gli insegna a destreggiarsi con il muletto e lo introduce al microcosmo enorme, diviso per settori, del supermercato. I suoi turni – a lui è capitato l’orario notturno – si dividono tra casse di bibite e pause alle macchinette del caffè.
Quando l’orario di lavoro termina e le luci dell’alba sono ancora lontane, pazienta alla fermata dell’autobus l’arrivo dell’ultima corsa notturna per tornare a casa, solo e aspettare un nuovo turno. A poco a poco, questo giovane timido – i cui tatuaggi, tanti, strani, cupi, ben nascosti dalla camicia e dal camice del lavoro e i suoi occhi sempre bassi lasciano intuire un passato difficile – entra in confidenza con la routine del lavoro e soprattutto con la spigliata Marion.
Christian ne è rimasto folgorato fin dalla prima volta che l’ ha vista ai dolciumi, la corsia parallela alla sua. Poche battute davanti alla macchinetta del caffè e Marion, per Christian, è diventata la luce dei suoi turni notturni, la vera motivazione di quelle lunghe giornate lavorative. Sfuggente e misteriosa, per quanto lusingata dai gesti spontanei e inaspettati di Christian, Marion non sembra però ricambiare le stesse attenzioni e guarda il collega unicamente come “il novellino” che ama punzecchiare simpaticamente tra una pausa e l’ altra del lavoro.
Il lavoro diventa per Christian il focolare, il punto di partenza per la sua rinascita, il luogo dove ricreare la sua identità. Mentre per altri colleghi, come per Marion, il lavoro è quel posto dove tenere lontana la casa, la famiglia, i problemi.
Il lavoro, in quel grande magazzino, dove la sera le luci al neon si abbassano, le corsie si svuotano e in filodiffusione parte musica classica, diventa un momento conviviale di artificiale felicità, un limbo dove i dipendenti fluttuano lontano dalle solitudini che li attendono chiusa la porta di casa, dove i muletti, lentamente estesi e ritratti, emettono un suono che sembra quello del mare e i congelatori nel seminterrato, quando sono tutti accessi, sembrano la melodia di una cornamusa.
Un 2001 Odissea nei supermarcati, ironico, feroce, imperdibile.  Basato su un racconto di Clemens Meyer, il toccante film di Thomas Stuber è un ritratto di disperati, ma con un’empatia umana, che entra nel profondo di chi guarda, si annida dentro, fa meditare.

 

 

Titolo originale: In den Gängen
Nazione: Germania
Anno: 2018

Genere: Drammatico
Durata: 125′
Regia: Thomas Stuber
Cast: Sandra Hüller, Peter Kurth, Franz Rogowski, Henning Peker, Ramona Kunze-Libnow, Gerdy Zint, Sascha Nathan, Matthias Brenner
Produzione: Sommerhaus Filmproduktionen, Departures Film, ARTE, German Films
Distribuzione: Satine Film
Data di uscita: 14 Febbraio 2019 (cinema)