“TEMPORALE” di August Strindberg

Dopo il tutto esaurito della scorsa stagione, "Temporale" torna in scena al Teatro Grassi con le medesime musiche e scenografie della versione di Strehler, allestita per la prima volta nella stagione 1979-80

Temporale, il più noto dei drammi da camera di Strindberg, racconta la vicenda degli abitanti di un unico palazzo, rappresentato efficacemente da un’alta parete in plexiglass scuro, che permette di vedere all’interno. Non si tratta in realtà di vicende dinamiche, in fase di accadimento: quasi tutto è già accaduto ed è tramite la narrazione dei protagonisti che si viene a conoscenza dei fatti del passato.

Siamo in estate. Il Signore, ormai vecchio, vive solo con la giovane dama di compagnia Louise e intervalla le sue lente giornate giocando di tanto in tanto a scacchi col Fratello. Al piano di sotto vive la famiglia del Pasticcere, con la giovane figlia Agnese e la moglie, che vorrebbe diventare cieca e sorda per non vedere e non sentire ciò che accade intorno. All’ultimo piano la misteriosa famiglia Fischer, di cui nessuno sa nulla fino al momento in cui il Fratello incontra e riconosce Gerda, la moglie del Signore, che lo abbandonò tempo prima portandosi dietro la figlioletta di quattro anni. È da allora che il Signore vive nei ricordi, fingendo un’indifferenza che in realtà lo ha lacerato per tutti quegli anni. E dopo l’incontro con Gerda tutto si snoda, finalmente il Temporale ha inizio: la verità torna a galla, il passato ritorna violentemente e diviene presente, ma è troppo tardi. Gerda ha consumato una vita infelice accanto a un nuovo uomo violento e infedele, mentre il Signore, ormai vecchio, non ha più la volontà né la forza di riprendere una vita che non appartiene più a nessuno. Nel finale il Signore, rimasto nuovamente solo, si allontana dal palco, annunciando l’arrivo dell’autunno e la sua dipartita da quella casa.

La vicenda appare come una lucida analisi dell’autore svedese del soffocante perbenismo della società borghese della sua epoca. Ma “Temporale” è innanzitutto il dramma della solitudine e della vecchiaia, testimonianze tipicamente umane dell’angoscia dell’esistenza. L’attesa angosciosa si materializza qui in un temporale di fine estate che minaccia soltanto di arrivare e che quindi non permette una risoluzione o una trasformazione a coloro che lo attendono: “lampi, lampi, ma non sfoga”, dice il Pasticcere.

L’interno e l’esterno del palazzo assumono una valenza simbolica, rappresentando il vissuto e il non vissuto, la vita reale e i ricordi, il presente e il passato. Uscendo dal palazzo il Signore cerca di uscire da se stesso e, seduto su una panchina, analizza la propria esistenza, rappresentata dall’interno della casa su cui il suo sguardo si riflette, assieme a quello di tutti gli spettatori, improvvisi voyeurs. Ma alla fine, dopo l’incontro tra il Signore e Gerda, il temporale arriva e ogni cosa viene a galla: i ricordi lasciano finalmente il passo alla vita vera. L’angoscia derivante dai ricordi felici arriva ad un culmine che non è più possibile sopportare e in cui ogni cosa trabocca all’esterno. “La decisione di non vedere può passare i limiti, diventare un pericolo” dice il Fratello al Signore. Sono il rifiuto della vita reale, l’estremo ancoraggio ai ricordi e ad una vita che non esiste più che rischiano infatti di far perdere il senso del tempo vissuto, arrivando comunque prima o poi alla morte.

Ed è proprio una meditazione sul senso della vecchiaia e della morte che “Temporale” ci propone, con però un finale di speranza di strehleriana interpretazione in cui la battuta finale, possibile annuncio di un suicidio, viene invece considerata come un atto di fiducia nella razionalità. L’uscita di scena del Signore è infatti accompagnata dal lampione della ragione, unica luce nel buio finale.

TEMPORALE di August Strindberg
Traduzione di Luciano Codignola
Versione scenica di Giorgio Strehler
Regia Enrico D’Amato
Scene Ezio Frigerio
Costumi Franca Squarciapino
Musiche Fiorenzo Carpi
Luci Gerardo Modica
Fonica Roberto Piergentili
Con (in ordine di locandina): Franco Graziosi, Umberto Ceriani, Piero Mazzarella, Gaia Zoppi, Giulia Lazzarini, Laura Pasetti, Gianpaolo Corti, Franco Sangermano, Nicole Vignola
Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
In scena al Teatro Grassi dal 26 ottobre al 20 novembre 2005