La coppia ormai inseparabile Claudio Longhi – Franco Branciaroli, dopo il successo di “Cos’è l’amore”, torna in scena con uno spettacolo decisamente riuscito: “Caligola” di Albert Camus, rappresentato al Teatro Toniolo di Mestre dal 28 gennaio al 1 febbraio.
Caligola, è una tragedia che riprende il nichilismo del noto imperatore romano, ed è stata scritta da Camus nel 1937 e successivamente rivisitata fino al 1958, quando, dopo una lunga gestazione, apparve nella versione definitiva.
L’imperatore Caligola è sconvolto per la morte improvvisa e prematura di Drusilla, sua sorella e amante al contempo. Egli è talmente lacerato dal dolore che vaga solo per giorni senza farsi trovare da nessuno, dimenticandosi dei suoi impegni di governante. Al suo ritorno i senatori gli ricordano i suoi doveri (“il tesoro”), ma Caligola va su tutte le furie: come possono quegli ingrati parlargli di lavoro in un momento simile? Cos’è l’impegno civile confronto alla totale perdita di senso della propria stessa vita? Caligola è accecato dall’odio e dal rancore verso l’ingiustizia di un mondo governato dal caso, dove gli dei non esistono. Questo è ciò che Caligola capisce e vuole far capire anche agli altri: inizia così a far uccidere molte persone, senza motivo, senza logica. Colpisce parenti di suoi amici, consiglieri, senatori; violenta le loro mogli. Tutti devono provare la sua stessa sofferenza e capire che al mondo non c’è giustizia, che tutto è governato dal caso.
Caligola ha la razionalità e la logica eccessiva e perversa di chi è sopraffatto dal dolore, come dice Branciaroli: “Caligola, quando percepisce l’ineludibilità della morte, entra nel cerchio dell’assurdo. E se non ci sono fedi che ti danno la speranza, la vita non ha più senso. A questo punto Caligola,” – che è un imperatore, l’uomo più potente della terra – “reagisce mettendo in crisi tutto il mondo culturale. Per lui il vero uomo libero è il condannato a morte, perché in quel momento nulla più conta, non ci sono più interessi. Egli ha preso coscienza dell’inutilità di tutto. Non era un pazzo, era una persona serissima.”
L’imperatore così alimenta il terrore nel suo regno e tra i senatori, i quali cominciano a detestarlo e tramano una congiura contro di lui. Ma Caligola, sa, ha previsto tutto. Vuole che i congiurati lo uccidano, lo liberino da una vita inutile e senza senso: il suo assassinio altro non è che un disperato suicidio.
Camus stesso definì Caligola la “tragedia dell’intelligenza”. L’autore, che inizialmente aderiva al gruppo esistenzialista di Sartre, persegue qui uno dei suoi temi classici: la scoperta dell’assurdo nella condizione umana e il disperato tentativo di rivolta contro di esso.
Ma l’opera messa in scena da Longhi e Branciaroli è ammirevole (oltre che per le indubbie abilità registiche e recitative) per l’originalità. Innanzitutto è stata scelta la prima versione dell’opera, e non quella definitiva. In secondo luogo, Longhi sceglie un Caligola ormai vecchio, quando il testo prevede un giovane di 25-29 anni. Caligola è vecchio perché inscena una sorta di “mito di Sisifo”: egli in realtà è già morto ed è condannato in eterno (come Sisifo nel mito) a rivivere gli ultimi momenti agghiaccianti della propria vita. Lo spettacolo si apre quindi come una sorta di ampio flashback e diventa metateatro: ogni sera Caligola dannato ritorna in scena in un teatro diverso. L’ultima battuta dell’Imperatore infatti, appena pugnalato a morte è proprio “sono ancora vivo!”.
La tragedia non è ambientata nell’antica Roma (come voleva lo stesso Camus), ma in un imponente biblioteca barocca, metafora del tempo che passa, e gli attori vestono abiti moderni, probabilmente vicini alla Francia di Camus, come suggeriscono le canzoni di Charles Trenet che a tratti accompagnano l’azione.
Un’opera profonda e bellissima nell’originale interpretazione, che fa riflettere lo spettatore e lo fa guardare dentro di sé.
CALIGOLA
Regia: Claudio Longhi
Scene: Giacomo Andrico
Costumi: Gianluca Sbicca e Simone Valsecchi
Luci: Iraj Saleri
Interpreti: Franco Branciaroli, Andrea Soffiantini, Franco Olivero, Paolo Bessegato, Gabriella Zamparini, Ettore Cibelli, Tina Boscarelli, Tommaso Cardarelli, Gaetano D’Amico, Nanni Tormen, Claudio Migliavacca
Produzione: Teatro degli Incamminati