“UTOPIANO” di Mario Mariani

Pianoforte estremo

Utopiano
è il primo album di pianoforte solo di Mario Mariani, musicista che da sempre si cimenta in esperienze musicali estreme, come trascorrere quattro settimane in una grotta dell’Appennino.

Il mondo della musica strumentale è complesso e a volte avvicinarsi sembra davvero difficile. Ma è un mondo ricco di sfumature e emozioni. Il pianoforte è uno strumento magico che crea atmosfere suggestive, e Mario Mariani, con le sue molteplici esperienze, ne fa un uso diverso, a volte estremo, ma non per questo meno intrigante.
NonSoloCinema ha incontrato Mario Mariani per conoscere il suo modo di fare musica.

NSC: Com’è nata l’idea di Utopiano?

M. M.: Ho sempre alternato l’attività concertistica alla composizione e in un certo senso una è sempre rifluita sull’altra.
Le mie idee musicali nascono quasi sempre da un’improvvisazione o, come preferisco chiamarla, da una “composizione in tempo reale”.
Il termine Utopiano è un neologismo che bene esprime questa ricerca del “non suono”, o “suono ideale”, che è appunto quello che ricerco dentro e oltre lo strumento “principe” della musica classica, di cui si crede di conoscere tutto: il pianoforte.

NSC: La musica contenuta nel tuo album non è immediata, e ricorda molto alcuni esperimenti per pianoforte preparato di John Cage e non solo. Come ti rapporti con i compositori del passato e con la musica attuale?

M. M.: Il mio modo di “comporre in tempo reale” cerca di catturare l’idea, la scintilla creativa, nel momento stesso in cui avviene. In questo senso la considero immediata.
Mi permetto di suggerire un ascolto senza aspettative e senza un eccessivo intellettualismo, come se si ascoltassero i suoni della natura (è il consiglio che davo alle persone che venivano a visitarmi durante l’esperienza della residenza di un mese all’interno della Grotta dei Prosciutti sul Monte Nerone).
Il pianoforte preparato fa naturalmente pensare a Cage. Trovo però che questa prassi, a parte pochi casi (come nella musica di George Crumb), sia stata soprattutto relegata in un ambiente accademico e considerata a volte come un di più.
Per me questo segno sonoro, così forte, è da considerarsi moralmente come un normale elemento musicale, come vengono comunemente considerati una nota o un accordo. Questa modalità mi permette di forzare il pianoforte oltre le sue principali limitazioni, che sono l’ottava divisa in dodici parti e il controllo sul suono, una volta premuto il tasto.
Per quanto riguarda il rapporto con i compositori del passato, la loro eredità è un “fardello” che sta a noi poter considerare positivo o negativo.
Credo che lo strutturalismo e la composizione riconducibile a complicate formule siano state una cattiva eredità, oggi superata.
Oggi si assiste invece ad una diffusa sorta di neo-infantilismo che, sotto l’apparente maschera della semplicità, nasconde in realtà una pochezza di mezzi che pervade la maggior parte della musica che si ascolta oggi, in tutti i generi.
Se devo fare un nome tra i compositori contemporanei (nel senso di viventi) che apprezzo, direi John Zorn.

NSC: Componi anche molte colonne sonore, cosa ti piace di più del comporre per le immagini?

M. M.: La cosa fondamentale è andare d’accordo con il regista! E devo dire di aver avuto fortuna con Vittorio Moroni, per il quale ho scritto tutte le colonne sonore dei film da lui realizzati.
Ho sempre pensato alla musica come ad una colonna portante, più che una colonna sonora. Un attore invisibile che, su un altro piano di percezione, offre il suo contributo alla coralità dell’opera cinematografica. Ed è bello quando ciò avviene.
Così come un testo ha già una sua musica, probabilmente anche un film possiede già un proprio registro sonoro. Sta al compositore trovarlo (sperando che piaccia al regista naturalmente!).

NSC: Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

M. M.: Nell’immediato la promozione di Utopiano, che avverrà per mezzo di concerti tenuti, oltre ai canonici teatri e festival, anche in luoghi non proprio consueti, con modalità che saranno di volta in volta delle sorprese.
Poi a marzo debutterà al Teatro Valle di Roma La terza vita, una pièce teatrale scritta da Vittorio Moroni con mie musiche e successivamente mi dedicherò alla colonna sonora del prossimo film di Vittorio, già in pre-produzione.
Il prossimo cd di piano solo conterrà sicuramente del materiale registrato nella già citata Grotta dei Prosciutti. Sto ancora cercando il titolo…

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