In prima nazionale, Zio Vanja, con la regia di Giovanni Scacchetti, è una produzione del progetto Work inProgress, master per la regia teatrale ideato dal Teatro Litta e dedicato allo svolgimento della professione per un giovane regista. Un lavoro sviluppatosi in tre anni “tutorato” dal regista Antonio Syxty, definito “primo spettatore” dell’intero percorso professionale.
Zio Vanja, diminutivo di Ivan Petrovic Voiniskij, vive nella casa di campagna del professor Serebrijakov, assieme alla madre Marja (assente in questa riduzione), la vecchia njaja (tata) Marina, la nipote Sonja, figlia della defunta sorella e del professore e alla seconda moglie di quest’ultimo, Elena. La sua è un’esistenza grigia e vuota, passata a lavorare nell’improduttiva azienda agricola senza ora esserne l’effettivo padrone e senza essere riuscito a sposarsi e a formare una sua famiglia. Vanja disprezza il cognato per la sua superbia e inconcludenza, deplorando anche il fatto che una donna giovane e bella come Elena si sia legata a lui sprecando la sua vita. Anche Sonja è infelice: ama, non corrisposta, il medico di famiglia Astrov, che trova la sua vita noiosa e frustrante, cercando spesso e volentieri conforto nella vodka. Durante una notte in cui nessuno può dormire tutto viene a galla: Vanja ama Elena che lo respinge, Elena rifiuta, pur corrispondendolo, la passione di Astrov per lei, il quale le dice apertamente di non provare nulla per Sonja. Alla fine egli se ne andrà dalla casa, come pure Elena e il professore, dopo che Vanja esasperato gli spara due volte senza colpirlo: il temporale finisce, tutto torna come prima, lo zio rimane con la nipote a lavorare al mantenimento della tenuta di famiglia.
Le vicende di Zio Vanja e della sua famiglia si svolgono quasi in un circolo dove l’inizio e la fine coincidono. I “colpi di scena” avvengono nel mezzo, ma nessuno è mai decisivo, determinante: nessun’azione (o tentativo) di nessun personaggio porta a un vero, reale cambiamento. I personaggi, dapprima “scollegati”, si riuniscono e si svelano al pubblico, sembrano trovare un’unione per poi allontanarsi definitivamente. L’incertezza è forse meglio della consapevolezza per Sonja riguardo all’amore di Astrov ma poi la risposta di lui a Elena non lascia dubbi. Elena sembra quasi sul punto di cedere ad un amore che anch’essa prova per il dottore, ma poi dà definitiva conferma alla strada della sicurezza da lei scelta pur con un uomo più vecchio che non ama. Vanja tenta gesti estremi come l’omicidio prima e il suicidio poi, ma nessuno di questi si realizza e nulla viene cambiato: le cose ritornano nella tenuta esattamente come prima del matrimonio del professore con la sorella. Un mondo fermo, quello della casa, che si contrappone a un mondo che si muove, quello della Russia dell’epoca con le rivoluzioni studentesche e le guerre. Un’amara riflessione sul tempo che scorre, inesorabile, e che non deve essere sprecato perché rappresenta la nostra vita (Vanja si definisce vecchio a 40 anni). Vita sul cui senso ci si interroga e ci si interrogherà sempre, cercando di esplorare un vuoto che accomuna ogni generazione (e reso sul palco da scenografia e oggetti piatti, finti).
L’attualità di Čechov sta in questo comune denominatore, nella tentazione che sempre gli uomini hanno di rimanere legati al proprio passato e a rimpiangere le occasioni perdute ma anche nella volontà di raccontare a chi verrà dopo di noi, a dare una testimonianza della nostra esistenza, come fa Astrov piantando alberi. Sonja cerca alla fine di confortare Vanja prospettando per loro un’esistenza ultraterrena migliore: uno scorcio di positività e speranza che proviene dai personaggi femminili, comunque più forti e vivifici.
Zio Vanja di Anton Čechov, dal 16 marzo all’1 aprile e dal 6 all’11 aprile 2010, Teatro Litta, corso Magenta 24, Milano
Nuova traduzione e riduzione di Fausto Malcovati
Con Paola Bacchetti, Gaetano Callegaro, Corinne Castelli, Elisabetta Ferrari, Andrea Pierdicca, Andrea Trapani
Scene e costumi Bruno Buonincontri – Disegno luci Fulvio Melli – Musiche originali Enrico De Lotto – Staff tecnico Alessandro Barbieri, Ahmad Shalabi – Fotografie di scena Federico Cambria
Direzione di produzione Antonella Ferrari, Chiara Geviti – Regia Giovanni Scacchetti – Primo spettatore Antonio Syxtydurata dello spettacolo 2 ore 30 min.
www.teatrolitta.it