“Attenberg” di Athina Rachel Tsangari

Il millennio senza corpo

Venezia 67. Concorso
Marina prova repulsione per il contatto fisico con l’altro, ed è interessata solo ai documentari e all’osservazione distaccata del mondo umano. Opera interessante nella sua cripticità, anche se a volte un po’ più di chiarezza non avrebbe guastato.

Marina, 23 anni, mai stata baciata. Il contatto fisico con il sesso maschile la ripugna, e non si sente attratta nemmeno dalle donne: nonostante l’amica Bella cerchi di insegnarle come stabilire un rapporto fisico con qualcuno, la lingua a lei ricorda una lumaca senza guscio. Nonostante ciò, Marina è determinata a superare questo suo limite e prova a stabilire una relazione con un uomo, che funziona solo in parte. Quello che veramente le interessa, invece, sono i documentari naturalistici di Sir David Attenborough, che l’amica Bella chiama erroneamente Attenberg: ed infatti l’imitazione delle varie specie animali sembrano avvicinare Marina al mondo più di un rapporto carnale. Nel frattempo, il padre a cui è molto legata si scopre malato terminale e la prega di prendersi cura del suo corpo quando sarà morto, farlo cremare e spargere le ceneri in mare…

L’interessante regista greca Tsangari, formatasi fra la madrepatria e gli Stati Uniti, dove ha anche collaborato con Richard Linklater, presenta un’ultima opera curiosa ma a tratti criptica. Riesce la costruzione del personaggio di Marina, anche grazie alla notevole interpretazione di Ariane Labed: separata dal mondo da uno schermo che le impedisce di lasciare il ruolo di osservatrice e diventarne protagonista, vive anche i rapporti più intimi con occhio freddo e distaccato, diventando forse (anche se l’intenzione della Tsangari non è chiara) lo specchio di una modernità incapace di emozioni e schiava del proprio sguardo.

Marina descrive i rapporti sessuali durante l’atto con lo stesso zelo che usa David Attenborough nel mostrare il comportamento dei gorilla in televisione, e nonostante i ricorrenti tentativi di assimilarsi al mondo animale con le sue imitazioni, Marina sembra prigioniera di un corpo che ha dimenticato i suoi istiniti primitivi ed è sprofondato in un distacco postmoderno in cui l’uomo diventa osservatore di se stesso fino a dissociarsi dalla propria natura umana.

Come interpretare, altrimenti, le camminate coreografiche ma innaturali delle due amiche, la cui meccanicità sembra avvicinare l’essere umano più ad un robot che a parte del mondo animale? Come dice suo padre prima di morire, uomo di un ventesimo secolo nel quale non si riconosce, Marina sembra incarnare il nuovo millennio, postmoderno, postindustriale e forse postcorporeo, e se è vero le prospettive sono tutt’altro che rosee.

O forse Marina, secondo una lettura più intimista, è l’alter ego della regista, e il film si può leggere come una riflessione sul cinema e sull’ossessione dello sguardo che porta al distacco dalla propria fisicità e dal proprio corpo per diventare cronisti dell’antropologia umana quasi non se ne facesse parte? Se è vero che le chiavi di lettura che la pellicola propone ma lascia enigmaticamente aperte fanno dell’opera un lavoro intrigante nella sua misteriosità, la Tsangari pecca a volte nella sua ostinazione a non fare maggiore chiarezza e lascia il dubbio che forse la lettura non è chiara nemmeno nella mente dell’autrice, che dovrebbe guidare un po’ di più lo spettatore senza cadere nella didascalicità; altrimenti, infatti, le interpretazioni senza molti indizi rischiano di sembrare pure elucubrazioni individuali.

Come leggere, ad esempio, la morte del padre e la sua cremazione? È segno della crisi di un paese, la Grecia, che ha perso il contatto con il reale nel transitare da una fase pre-industriale ad una post-industriale bruciando le tappe intermedie, come suggeriscono sempre le parole del padre di Marina? O forse l’atto finale in cui la corporeità viene ufficialmente annientata e si apre una nuova era che trascende il contatto fisico per raggiungere ad una totale impossibilità di relazionarsi con l’altro?

Titolo originale: Attenberg
Nazione: Grecia
Anno: 2010
Genere: Drammatico
Durata: 95’
Regia: Athina Rachel Tsangari
Cast: Ariane Labed, Vangelis Mourikis, Evangelia Randou, Yorgos Lanthimos
Produzione: Haos Films, Faliro House Productions, Boo Productions, Stefi Productions
Distribuzione: Match Factory
Data di uscita: Venezia 2010 (cinema)