“GRIMMLESS” DI RICCI/FORTE

Estetica pop all'ennesima potenza

Estremo, ardito e incredibilmente pop: l’ultimo lavoro della coppia Ricci/Forte è un concentrato di potenza esplosiva che può tuttavia lasciare perplessi.

Quando lo spettatore entra in sala, lo spazio è immerso nel fumo, mentre sul palco giacciono a terra dei lampadari accesi. Due attori entrano in platea e iniziano a scattare delle divertenti foto con alcuni spettatori, in ricordo di un qualche matrimonio appena celebrato. Poi uno sparo squarcia l’aria e l’incantesimo è irrimediabilmente rotto. La realtà, violenta, irrompe sulla scena e determina un forzato cambio di registro: i sogni saranno anche desideri, ma tali sono destinati a rimanere. Non c’è posto per la speranza nel crudo mondo portato sul palco.

Tra canzoni disneyane e una casa della Barbie usata come modellino della scena di un delitto degna delle peggiori trasmissioni della tv spazzatura degli ultimi anni, gli attori raccontano il lato tragico e dark della storia più importante, quella della vita quotidiana. È questo il senso del titolo, Grimmless (cioè ‘Senza Grimm”), un evidente rimando ai due fratelli linguisti che rielaborarono il corpus delle fiabe della tradizione popolare tedesca e ne permisero una capillare diffusione. Lo spettacolo vuole quindi essere un’ardita rivincita del reale sulle storie consolatorie che ogni giorno ci auto-raccontiamo per tranquillizzarci, complice anche quella cultura ‘made in Walt Disney’ più volte ripresa e sbeffeggiata durante la rappresentazione. L’obiettivo, tuttavia, non è stato del tutto raggiunto e la messinscena appare troppo spesso un susseguirsi di immagini il cui effetto risulta più quello di colpire lo spettatore, violentarlo quasi (magari obbligandolo anche a salire sul palco nei panni di Principe Azzurro per poi lasciarlo lì a domandarsi cosa debba fare), che non quello di entrare in relazione con lui.

Grimmless chiude la nona edizione di Gender Bender, il festival internazionale e interdisciplinare legato alle nuove rappresentazioni del corpo, delle identità di genere e di orientamento sessuale. L’iniziativa ha riscosso un notevole successo e ha richiamato una nutrita folla plaudente nella sala grande dell’Arena del Sole di Bologna, accorsa per vedere l’ultima produzione di Ricci/Forte. Davanti al risultato positivo dell’evento, ritengo sia necessaria una riflessione puntando l’attenzione anche al contesto in cui questo si è svolto. Il rischio che si può celare tali occasioni, al di là del valore intrinseco dello spettacolo, è quello di trasformare il teatro in un momento non di comunicazione artistica (non per questo slegata dalla vita esterna), ma di uno spazio in cui manifestare una volontà di esserci che esula dall’essenza stessa dell’arte. Se ciò nel migliore dei casi può comportare un felice avvicinamento da parte di un nuovo pubblico, può portare con sé la presenza in sala di gente quasi indifferente all’arte in sé, ma solo al contenuto e al valore politico dell’opera. Temo che nel caso di Grimmless all’Arena si sia verificata la meno auspicabile delle due possibilità e i numerosi colpi di tosse o l’indistinto chiacchiericcio di fondo che hanno fatto da colonna sonora a tutto lo spettacolo ne siano la triste prova.

Quest’ultimo aspetto non vuole essere una critica al festival tout court, ma anzi un costruttivo spunto di riflessione per cercare, in vista di una futura edizione, un più felice connubio tra le necessità artistiche che ogni evento spettacolare richiede e le valenze politico-sociali che ogni iniziativa come Gender Bender necessariamente comporta.

GRIMMLESS di ricci/forte
interpreti: Anna Gualdo, Valentina Beotti, Andrea Pizzalis, Giuseppe Sartori, Anna Terio regia Stefano Ricci
Durata: 90 minuti senza intervallo
www.arenadelsole.itwww.ricciforte.com